Delega sull'università, ultimo atto

La Commissione dei Dodici approva, ora manca solo la firma del governo


Robert Tosin


TRENTO. Il traguardo ora è in vista e nulla può fermare la delega sull'università. La Commissione dei Dodici ieri pomeriggio ha votato all'unanimità il documento conclusivo che finirà al più presto sul tavolo del consiglio dei ministri. Si tratta di un passaggio formale perchè fino ad oggi gli uffici ministeriali hanno fatto le pulci in modo meticoloso al lavoro della Commissione. «Il nostro lavoro è finito - dice soddisfatto Mario Malossini, presidente della Commissione dei Dodici - e adesso si tratta solo di affrontare l'ultima formalità e la trasformazione del documento in decreto. Non è stato un iter facile, abbiamo dovuto confrontarci molto con Roma e le ultime due settimane sono state estenuanti». Nonostante il via libera del ministro Mariastella Gelmini arrivato un paio di mesi fa, gli uffici romani hanno voluto vederci più chiaro nelle pieghe di un accordo attuativo che pone in capo alla Provincia autonoma la responsabilità di gestire l'università. Non è un compito facile, visto anche che incrociare leggi nazionali con le leggi speciali dell'autonomia risulta arduo pure per i più esperti burocrati. «C'erano alcune difficoltà di intesa sulla terminologia, oppure sulla gestione dei regolamenti - spiega ancora Malossini - ma alla fine ci siamo chiariti su tutto. Il rapporto con gli uffici ministeriali è stato molto stretto e ne siamo usciti piuttosto bene anche se non con poca fatica. In Commissione abbiamo approvato all'unanimità il documento finale che ora sta viaggiando verso il consiglio dei ministri che dovrà firmare il decreto di delega». Il passaggio non comporterà altri intoppi se non in caso di cataclismi come una caduta del governo. Il lavoro della Commissione non è in ogni caso finito perché l'accordo di Milano del 2009 ha ancora bisogno di alcune leggi attuative. Quella arrivata ormai a buon punto è relativa agli ammortizzatori sociali, cioè la delega a mettere in campo strumenti di sostegno all'occupazione diversi e ulteriori rispetto a quelli gestiti dallo Stato. Anche su questo fronte l'attesa è molto forte. La crisi ha messo alle corde l'impianto di protezione per i lavoratori colpiti di cassa integrazione o licenziamenti. La Provincia ha potuto mettere in campo qualche cosa in più, come la formazione e l'aggiornamento, ma le dinamiche oramai sono mutate considerevolmente e l'occupazione deve trovare altri aiuti. La delega servirà a questo. Il ministro Sacconi ha già dato il suo beneplacito di massima e ora tocca agli uffici sbrogliare virgole e punti per attuare, da una parte, lo spirito più autentico dell'Accordo di Milano e per evitare, dall'altra, il conflitto tra diverse competenze. Tempo un paio di settimane ancora. Infine ci sarà lo scoglio della norma finanziaria, forse il più delicato e il più arduo da superare. E' quel passaggio fondamentale che permetterà al Trentino di autofinanziarsi e di disporre delle proprie risorse. «Qui le cose sono ancora più complesse - dice Malossini - e se dal punto di vista tecnico il nostro compito può dirsi a buon punto, le ultime spigolosità vanno limate a livello politico. Per questo servirà un incontro di Dellai e Durnwalder con il governo per dare il via libera ai funzionari».

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