il ritratto

Daria de Pretis, la stakanovista che ama comandare

Una vita dedicata allo studio, fino al capolavoro “politico” dell'elezione a Rettrice dell'Università di Trento e, adesso, la nomina a giudice costituzionale


Paolo Mantovan


Se Daria de Pretis decide di fare qualcosa, state certi che lo farà. E se deve farlo, sappiate che lavorerà senza sosta per ottenere il risultato.

È una stakanovista. Ma è anche una prima donna. Una donna che quando si siede a tavola, qualsiasi posto scelga, a destra, a sinistra, in mezzo, ebbene, quello è il capotavola, perché ci è seduta lei. Poi, che lei sia anche una politica raffinata, questa è una novità. Chi l'avrebbe detto? Lei, che a volte avrebbe fatto a pugni con certa politica! Lei che si sorprendeva (e si sorprende tuttora) per le piroette o per la faccia tosta di taluni politici. Ma dai, obiettate voi giustamente, è la moglie di Gianni Kessler: la politica le ha fatto compagnia fin da quando erano dei fidanzatini (non che a quei due si potesse dire "fidanzatini", neppure allora, che vi avrebbero guardato di traverso, sia chiaro). E poi con le famiglie che si ritrovavano, l'uno figlio di presidente della Provincia l'altra con lo zio commissario di governo, insomma, capiamoci, la politica l'hanno spesso mangiata a tavola. Eppure, lei sembrava non averne il buzzo e invece guarda che capolavoro adesso: Daria de Pretis batte gli altri cinque candidati uomini, prima donna rettore dell'Università di Trento. E la sua vittoria, giurano sia a Giurisprudenza che a Lettere, è figlia proprio della sua campagna elettorale, una campagna perfetta: ha puntato sull'attenzione al personale amministrativo, ai ricercatori e a un'idea concreta (come una donna sa esprimere) dei rapporti internazionali: solidi ma concentrati sugli incroci possibili, a partire dalla vicina area tedesca. Una vittoria che ha sorpreso qualcuno, ma non chi la conosce bene.

Daria de Pretis, classe 1956, trentina con sangue noneso di Cagnò, segno dello scorpione, è stata una liceale modello all'Arcivescovile e poi, a Bologna, si è brillantemente laureata con, nientepopodimeno, Fabio Roversi Monaco, il magnifico rettore (vedi che il destino si segna presto) del più antico ateneo, vincendo pure il premio Borsi per la miglior tesi in diritto amministrativo. E poi ancora successi, e lo studio legale, e la competenza che aumenta e l'ingresso in università da ricercatrice e poi la famiglia, con i due figli Anna e Bruno. E i progressi non sono mai figli del caso: sul lavoro è molto esigente con i collaboratori e ovviamente con se stessa. È talmente determinata e concentrata che a volte pare essere in lotta col tempo. E quelli che lottano col tempo (illusi, ché il tempo vi batterà sempre) talora assumono quei tratti un po' spigolosi, quelli della fretta maledetta. Lei prende con forza la sua volontà e la fa combattere anche con quei tratti, li tiene a misura, non perde mai di vista l'umanità (ma neppure l'orologio), ma ci riesce perché, alla fine, la sua determinazione è frutto anche di una curiosità mai doma: curiosità sulla natura umana e, se bisogna sbilanciarsi un po', grande attrazione per il mondo tedesco.

E poi Daria corre, corre ancora, mica si ferma. Diventa prof associato e poi ordinario all'università e insieme la carriera d'avvocato galoppa e il suo studio diviene uno dei più forti nelle controversie amministrative. Talmente forte che, non appena si sussurra che sia possibile una sua candidatura a rettore, ecco spandersi alla velocità della luce le voci della sua inadeguatezza per via dei troppi impegni nel difendere la pubblica amministrazione, ma sì, proprio ora che l'Università si è provincializzata, via, non può esser lei la candidata. E insieme provano a muoversi anche alcuni altri prof, ritenuti vicini a Dellai o al suo entourage, quelli che temono appunto una linea "anti-dellaiani" proprio per l'esser moglie di Kessler. E invece, tra i fuochi incrociati, alla fine prevale il gusto universitario dell'indipendenza. La proposta di Daria de Pretis, l'autorevolezza, la capacità di unire il corpo docente di tre facoltà (giurisprudenza, lettere e ingegneria), la rendono immediatamente il candidato più forte. E, soprattutto, la fanno diventare la prima donna rettore di Trento. Una prima donna, appunto.

(Questo ritratto di Daria de Pretis è stato pubblicato l'1 marzo 2013, il giorno seguente la sua elezione a rettrice dell'Università di Trento)













Scuola & Ricerca

In primo piano

L’ultimo saluto

A Miola di Piné l’addio commosso a don Vittorio Cristelli

Una folla al funerale del prete giornalista che ha segnato un’epoca con la sua direzione di “Vita Trentina”. Il vescovo Tisi: «Non sempre la Chiesa ha saputo cogliere le sue provocazioni»

IL LUTTO. Addio a don Cristelli: il prete “militante”
I GIORNALISTI. Vita trentina: «Fede granitica e passione per l'uomo, soprattutto per gli ultimi»
IL SINDACO. Ianeselli: «Giornalista dalla schiena dritta, amico dei poveri e degli ultimi»