Crac Aeroterminal, la banca pignoracase e garage di Arrigo Poletti

E’ proprio un brutto periodo per Arrigo Poletti. Adesso la Cassa rurale di Tuenno vuol pignorare beni immobili per quasi due milioni di euro di proprietà della Arelis srl, una società di cui Poletti è amministratore unico e intestata a sua moglie Daniela Ress



TRENTO. E’ proprio un brutto periodo per Arrigo Poletti. Prima il tribunale ha respinto la sua richiesta di tornare in libertà dopo dieci mesi di carcere, adesso la Cassa rurale di Tuenno vuol pignorare beni immobili per quasi due milioni di euro di proprietà della Arelis srl, una società di cui Poletti è amministratore unico e intestata a sua moglie Daniele Ress. Il pignoramento riguarda una decina tra appartamenti e garage.
La Arelis è proprietaria di appartamenti e garage tra Trento e dintorni. Per acquistarli aveva acceso mutui ipotecari presso la Cassa rurale di Tuenno, ma, quando sono scoppiate le difficoltà legate all’avventura Aeroterminal aveva smesso di pagare.
Poletti non pagava le rate dei mutui accesi sui beni immobili in questioni. Così la Rurale ha chiesto al tribunale di Cles un decreto ingiuntivo per pignorare i beni della società di Poletti. Una volta ottenuto il decreto, la banca ha potuto procedere al pignoramento vero e proprio. Si tratta di beni per un valore superiore ai due milioni di euro. La Arelis è una srl specializzata in compravendita, costruzione e ristrutturazione di immobili. L’ennesimo mattone del castello societario di Poletti. Anche questo sta per cadere. Già in passato Poletti era stato raggiunto da pignoramenti da parte delle banche che vantavano crediti nei confronti di Aeroterminal e di altre sue società. Il patrimonio immobiliare intestato all’uomo d’affari noneso, del resto, è di quelli cospicui. Poletti può vantare anche una stupenda abitazione, dove vive, sopra il castello del Buonconsiglio. Anche il fratello Ugo ha a disposizione una residenza molto lussuosa sulla collina di Martignano. Sui beni immobili dei due fratelli, come su quelli dell’ex presidente di Aeroterminal Ernesto Bertoli, si sono già gettate le banche.
La Guardia di Finanza, invece, ha cercato a lungo di scoprire dove Poletti avesse messo i 49,5 milioni di euro che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe sottratto alle casse di Aeroterminal. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, gran parte della somma sarebbe stata dirottata sull’altra grande operazione immobiliare che l’uomo d’affari aveva in corso a Venezia, al Tronchetto.
I beni di Poletti sono stati già pignorati dalle banche, dal curatore fallimentare di Aeroterminal e anche dai fornitori. La Giacca srl, società di Mauro Giacca, che ci ha rimesso un sacco di soldi come socio di Aeroterminal, ha ottenuto un’ipoteca giudiziale su un immobile di Cles della santa Cruz srl, una delle tante società della galassia Poletti. La Volksbank ha chiesto il pignoramento delle case di Poletti e Bertoli per rientrare di un credito di 4,6 milioni di euro. Tra le richieste di pignoramento ce n’è anche una riguardante i beni della società Villa Gaja, controllata proprio dalla Arelis. La richiesta, anche questa per due milioni di euro, è stata avanzata dalla Cassa rurale delle Giudicarie. Villa Gaja è un complesso storico a Camposampiero, in provincia di Padova, oggi abbandonato. Ai Poletti fa capo anche Cà Doge, un albergo con parcheggio nella zona di piazzale Roma valutato intorno ai 10 milioni di euro. Tutti beni aggrediti adesso dai creditori. Gli inquirenti, però, cercano di capire dove siano finiti tutti i soldi liquidi spariti dalle casse di Aeroterminal. Oltre a quelli ritirati direttamente, ci sono anche quelli frutto di una serie di sopravalutazioni dei terreni vicini all’aeroporto di Venezia acquistati da Poletti e poi rivenduti a Aeroterminal a prezzo maggiorato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano

Il caso

Chico Forti lascia il carcere a Miami, rientro in Italia più vicino: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia. Lo zio Gianni: "Speriamo in tempi brevi"

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
IL PRECEDENTE Nordio: "Gli Usa non dimenticano il caso Baraldini"
COMPLEANNO Chico Forti, 64 anni festeggiati in carcere: "Grazie a chi mi è vicino" 
IL FRATELLO DELLA VITTIMA Bradley Pike: "E' innocente"

CASO IN TV La storia di Chico in onda negli Usa sulla Cbs