Coraiola, un artigiano che faceva diventare il legno un’arte sacra

Oggi avrebbe compiuto 100 anni. Un libro per celebrarlo In tante chiese del Trentino si conservano le sue opere


di Fausta Slanzi


di Fausta Slanzi

Oggi compirebbe 100 anni Mario Coraiola, l’artigiano trentino divenuto artista, l’appassionato cultore dell’arte sacra che seppe mettere a buon frutto il proprio talento e gli insegnamenti di uno dei maggiori scultori trentini del Novecento, Stefano Zuech.

Storia straordinaria quella di Mario Coraiola che con la grande passione per la scultura lignea ha tracciato la strada di un successo personale e trentino, tutto da riscoprire. Oggi alle16.30 a Palazzo Geremia, a Trento, in Sala Falconetto sarà presentato il libro di Alberto Mosca“Fa parlare il legno: Mario Coraiola (1912-1998)”. Mezzolombardo, Zortea, Molveno, Rovereto, Termenago, Civezzano, Marter, Torbole, Sternigo, Zuclo, Arco, Trento, Povo, Sporminore, Cognola, Tiarno di Sotto, Javrè, non è un elenco casuale di paesi trentini, ma alcuni dei luoghi nelle cui chiese si conservano sue opere sacre. Crocifissi, Madonne, Angeli e Santi scolpiti, qualche volta dipinti, che sanno riscuotere ancora un potente senso di immedesimazione. Perché i Gesù del Coraiola, per esempio, sono empatici: quel Cristo crocifisso che ha saputo amare e soffrire come nessun altro, quel ‘rivoluzionario per amore’ è ritratto in tutta la sua “esplosiva” umanità. Colpisce l’impressionante espressività del volto, è fin troppo eloquente l’umanità di quella sofferenza: una forza emotiva che forse può scaturire solo dalle mani e dall’anima di un uomo sorretto da una fede molto salda, da un abile artigiano divenuto artista. Il corpo magro lacerato dal dolore del Cristo in Croce della Chiesa dei Frati Cappuccini alla Cervara (Trento), esprime con grande potenza l’atto d’amore estremo. La dignità di quel volto immerso nel dolore, lo strazio di quella forza vitale costretta alla morte, lasciano sospesa la condizione umana, traghettandoci nel mistero sovrannaturale che non può avere parola. Ed è, all’opposto, la straordinaria capacità di dar voce ai sentimenti umani a restituirci non solo il livello di ricerca artistica di Coraiola, ma la potente e innovativa capacità di raccontare il suo tempo, fissandolo con incantevole bellezza nei volti sacri della sua scultura. Come quelle Sante (Gerosa e Capitanio) della chiesa di Maria Bambina a Trento ammirate dall’allora presidente dell’arte sacra d’Italia Monsignor Giovanni Costantini: siamo a metà degli anni Cinquanta. Coraiola ha 40 anni. Il Trentino è una terra povera. Ancora partono, con le loro povere cose, gli emigranti alpini: attraversano i mari, “cercano” l’America. Anche il noto sindaco di Trento Nilo Piccoli andò a far visita a Coraiola nel suo laboratorio di Via Travai 13: era il 1959 e l’artista stava lavorando ai due grandi pannelli lignei per la nuova Casa di riposo di Trento. Nel ’61 i pannelli con gli episodi delle Nozze di Cana e la Moltiplicazione dei pani e dei pesci furono collocate nella chiesa del Redentore annessa alla Casa di riposo di via San Giovanni Bosco.

Il primo concorso d’arte sacra a cui partecipò Coraiola, lo vide vincitore. Era il 1938, l’opera presentata era una Madonna con Bambino per la chiesa arcipretale di Mezzolombardo. Al concorso aveva partecipato anche il suo grande maestro, lo scultore Stefano Zuech, ma il primo classificato fu, appunto, l’allievo Coraiola.

Ma la commissione che, probabilmente, lo soddisfò maggiormente e gli diede notorietà anche in Italia fu quella del 1954 e venne dalla Soprintendenza alle Belle Arti di Napoli per la realizzazione di una grande Madonna con Bambino per la Basilica del Carmine del capoluogo campano. Una delle chiese più grandi della città partenopea, unico esempio di barocco napoletano con, fra l’altro, la tomba di Corradino di Svevia. Non una statua qualsiasi, una gigantesca Madonna alta 4 metri del peso di oltre 8 quintali da collocare al centro del soffitto della basilica. Coraiola l’aveva scolpita nello stretto laboratorio di Via Travai e riuscì a vederla in piedi per la prima volta poco prima di partire per Napoli, quando nel salone al piano terreno della Camera di Commercio di Trento, l’opera del concittadino Coraiola fu collocata in posizione eretta ed esposta al pubblico.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Il caso

Chico Forti lascia il carcere a Miami, rientro in Italia più vicino: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia. Lo zio Gianni: "Speriamo in tempi brevi"

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
IL PRECEDENTE Nordio: "Gli Usa non dimenticano il caso Baraldini"
COMPLEANNO Chico Forti, 64 anni festeggiati in carcere: "Grazie a chi mi è vicino" 
IL FRATELLO DELLA VITTIMA Bradley Pike: "E' innocente"

CASO IN TV La storia di Chico in onda negli Usa sulla Cbs