«Convento dei francescani da salvare»

Una lettera aperta di Luigi Bosetti chiede al Comune di deciderne l'utilizzo


Graziano Riccadonna


 CAMPO LOMASO. Quale futuro per il convento dei Francescani di Campo Lomaso? La domanda è pertinente, in quanto dal momento dell'acquisizione comunale sono passati alcuni anni ma ancora non è nota una destinazione dell'antico immobile conventuale, attualmente del tutto vuoto e scevro da iniziative. La "cosa" preoccupa un affezionato lettore nonché appassionato di arte e storia locali, Luigi Bosetti, che interviene con una lettera aperta all'amministrazione comunale di Comano Terme e alla stessa popolazione residente. «Le secolari vicende del Convento dei padri Francescani di Campo Lomaso si sono concluse con il definitivo acquisto dello storico edificio da parte del Comune di Comano Terme; rimane pertanto proprietà delle popolazioni che ne hanno goduto la provvidenziale esistenza dalla fondazione del XVIII secolo alle avventurose vicende successive».  «Da oggi 2012 - scrive Luigi Bosetti - comincia la sua nuova vita, ma pare che non ne sia stata ancora precisata la sua destinazione definitiva, per cui, come semplice cittadino, fruitore del bene comune, mi permetto sottoporre all'autorità amministrativa competente un'idea che già avevo espresso qualche decennio fa in merito alla rivalutazione culturale dell'immobile». La lettera aperta di Bosetti così prosegue: «Si parla sempre più spesso di Musei in cui raccogliere tutto ciò che costituisce arte o testimonianza del passato al fine di trasmettere "valori universali" sia artistici che storici alle future generazioni. L'aver tardato troppo in questo settore ha fatto sì che siano state allestite particolari struttuire provvisorie, disseminate qua e là senza un preciso disegno programmatorio. L'attuale circostanza di avere a Campo Maggiore non solo il Convento ma anche lo stupendo edificio del vecchio Municipio potrebbe essere la giusta occasione di pensare a un "Centro culturale delle Giudicarie Esteriori" con tutti i settori di una struttura museale in chiave moderna, che verrebbe a completare il cerchio col Museo di Castel Stenico e il Museo delle Palafitte di Fiavé».  Altre proposte avanzate per il Convento sono di farne la sede degli archivi comunali o un luogo d'incontri, in linea con la tradizione francescana.    LA STORIA Qui nacque Giovanni Prati Era il 31 agosto 1664 quando i frati fecero il solenne ingresso nel convento, che venne negli anni ingrandito. Con la dominazione napoleonica nel 1810 venne soppresso, quindi fu venduto in un'asta pubblica alla famiglia de Prez e successivamente ricomperato dagli ordini religiosi nel 1924. Nel periodo in cui la famiglia Prati di Dasindo abitò nel convento, avendo dovuto abbandonare la propria casa distrutta da un incendio, nacque il poeta Giovanni Prati il 27 gennaio 1814. Con il ritorno alla normalità, il convento non fu subito riacquistato dai frati; solo un secolo più tardi si inizieranno le pratiche per riprenderne il possesso. Dopo un paziente lavoro di ristrutturazione nel 1926 fu aperto il Collegio serafico e dal '28 al '34 ci fu un restauro della chiesa.













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