Contratto, i soldi salgono a 54,6 milioni

Rossi offre 2 milioni in più sulla produttività. I sindacati: «Non bastano». Possibile anticipo del tabellare in estate


di Chiara Bert


TRENTO. Salgono a 54,6 milioni le risorse che la giunta provinciale mette sul tavolo per il rinnovo dei contratti dei 33.600 dipendenti pubblici trentini dopo 9 anni di blocco degli stipendi. Nell’incontro di ieri con i sindacati il governatore Ugo Rossi ha offerto altri 2 milioni da aggiungere agli 11,4 stanziati per la produttività. Ma per i sindacati si tratta di risorse ancora insufficienti e promettono battaglia.

Le risorse. Dei 54,6 milioni per il 2017, 13 milioni sono destinati ai docenti della scuola statale (di cui 3,5 milioni è il costo degli arretrati), che scenderanno a 9,5 milioni a regime dal 2017. Altri 706 mila euro per il biennio (436 mila euro nel 2017) andranno a finanziare le progressioni del personale della ricerca. Per la scuola ci sono poi altri 2 milioni extracontratto sul fondo per la valorizzazione del merito dei docenti.

Tabellare e produttività. Il 10 giugno la giunta approverà le direttive all’Apran. La trattativa si aprirà su quanto destinare agli aumenti tabellari (calcolati sul tasso di inflazione Ipca) e quanto alla produttività, su cui spinge Rossi. Al momento la proposta è di 19 milioni per il biennio 2015-2016 sul tabellare (31,2 milioni nel 2017) e 13 milioni per la produttività. «Su come ripartire le risorse vogliamo decidere noi», chiede Giampaolo Mastrogiuseppe, segretario della Fp Cgil. Dal confronto di ieri è arrivata la disponibilità di Rossi ad anticipare una quota degli aumenti (il 3% sul tabellare) prima di chiudere il contratto, mossa che avrebbe il vantaggio di mettere subito un po’ più di soldi nelle buste paga dei lavoratori pubblici sperando che questo si traduca in un aumento della spesa e in una spinta all’economia.

Indicatore: Pil e assenteismo. Il nodo, oltre al quantum delle risorse, riguarda il come sarà misurata la produttività: a parole tutti sono d’accordo che vada premiata, sul come le opinioni divergono. I sindacati chiedono criteri oggettivi, uno potrebbe essere l’aggancio degli aumenti al Pil, un altro il tasso di assenteismo (ma in questo caso saranno determinanti gli ambiti su cui calcolarlo). La decisione è demandata alla trattativa all’Apran.

Dirigenti e sottoposti. Al tavolo di contrattazione si deciderà anche se la quota produttività andrà a tutti o saranno esclusi i dirigenti come ipotizzato da Rossi nel primo incontro come segnale da parte di chi guadagna di più. I numeri dicono che su 1,5 miliardi che è il costo degli stipendi pubblici, nella sanità 979 dirigenti medici assorbono 152 milioni (altri 14 vanno ai 140 dirigenti tecnici e professionali), contro i 258 milioni che servono a pagare 6106 dipendenti. Nella scuola 9,2 milioni per 86 dirigenti contro 325 milioni per 7579 docenti e personale, in Provincia 13 milioni per 100 dirigenti e 179 milioni per 3844 dipendenti.

Sindacati insoddisfatti. «Per finanziare la produttività devono essere trovate risorse diverse rispetto all'aumento che invece va caricato sul tabellare», incalza Mastrogiuseppe, «inoltre la produttività non può essere a esclusiva valutazione del dirigente». Per la Cisl Fp «un contratto dignitoso si costruisce insieme, tenendo conto della ricchezza prodotta dal comparto dei servizi pubblici». «Il costo della Pubblica Amministrazione del Trentino pesa circa un 10% (a fronte del 14% del resto del Paese) e questo investimento ha inciso positivamente sul Pil». Cesare Hoffer, responsabile del Nursing Up, chiede più risorse per il personale infermieristico: «Va riconosciuto l’aumento di professionalizzazione universitaria e il carico di responsabilità, oggi gli infermieri sempre di più vengono chiamati in causa dal punto di vista giuridico ma il loro stipendio medio è rimasto di 1600 euro al mese».

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