Contratto, con i dirigenti parte il braccio di ferro

Aumento medio di 70 euro sul tabellare. Rossi chiede un sacrificio ai redditi più alti. Mazzucchi: «Non siamo un bancomat, lo stipendio ce lo guadagnamo»


di Chiara Bert


TRENTO. Una prima stima fatta dagli uffici provinciali è che il nuovo contratto possa portare nelle tasche dei dipendenti pubblici trentini un aumento medio di 70 euro (lordi) al mese per la parte tabellare, ovvero gli automatismi legati all’inflazione: sul piatto ci sono 20 milioni per il 2016 e 30 milioni dal 2017, da dividere tra 26 mila lavoratori. Altri 13 milioni saranno destinati ai gradoni per i 7.500 dipendenti della scuola statale per gli scatti di anzianità.

Il nodo produttività. Ai 70 euro di tabellare si aggiungerà la quota legata alla produttività. Nel primo incontro di venerdì con i sindacati, il governatore Ugo Rossi ha detto che la Provincia è pronta a mettere altre risorse (in aggiunta ai 9 milioni dell’ultima Finanziaria) se i sindacati rinunceranno ad una quota di automatismi per dirottare le risorse alla voce «produttività e merito», voce che andrà declinata a seconda dei comparti (Provincia, enti locali, sanità, scuola). E la produttività nel pubblico va di pari passo con una valutazione del personale tutt’altro che facile da costruire. La trattativa si preannuncia in salita perché le attese, dopo 9 anni di blocco dei contratti, sono alte e le richieste divergono, con il rischio che il braccio di ferro si sposti tra gli stessi lavoratori.

Il sacrificio. «In un momento difficile come questo, se bisogna chiedere un sacrificio, va chiesto a chi ha stipendi alti. Occorre fare uno sforzo per restringere la forbice delle retribuzioni», dice Giampaolo Mastrogiuseppe, segretario della Funzione pubblica Cgil. Il presidente della Provincia Rossi ha aperto proprio a questa possibilità: se gli aumenti tabellari saranno riconosciuti a tutti i dipendenti in base al loro stipendio (dunque più alti per chi guadagna di più), l’ipotesi è di escludere l’area della dirigenza dai 9 milioni della «quota produttività», in modo da premiare di più i redditi più bassi.

Il sindacato dei dirigenti. «Ormai la dirigenza è diventata un bancomat», attacca Marcello Mazzucchi, segretario del Dirpat, il sindacato dei dirigenti provinciali , «quando c’è una difficoltà, i soldi prendiamoli dai dirigenti». «Il presidente ha avallato la possibilità di un rinnovo con delle decurtazioni, ma non è ancora una decisione. Noi diciamo fin d’ora che non siamo d’accordo per una questione di principio, così si incrina uno dei cardini della buona amministrazione, ovvero che la retribuzione è legata alla professionalità, al ruolo e al carico di responsabilità. Lo stipendio i dirigenti se lo guadagnano tutto. Sono sempre meno e hanno centinaia di ore di straordinario non pagate. Si lavora per spirito di servizio». Dal 2009, ricorda Mazzucci, «i dirigenti provinciali hanno rinunciato al Foreg (il fondo per la riorganizzazione e l’efficienza gestionale) e poi hanno accettato il contributo di solidarietà chiesto dal governo Monti. Ma la solidarietà - aggiunge - dovrebbe essere personale, non può essere chiesta in una tornata contrattuale». Tanto più, conclude il sindacalista, «che ci verrebbero dati gli automatismi e negata la quota produttività, una contraddizione».

I medici. Sul piede di guerra la Cisl medici, che già venerdì aveva sentenziato: «Una ventina i milioni del 2015-2016 da dividere fra tutti i comparti, di cui la dirigenza medica è la parte più debole. Risorse fuori dal tempo, come se i nostri medici non venissero da sette anni di vuoto contrattuale che hanno messo a dura prova le nostre retribuzioni». Di altro tenore le parole di Romano Nardelli dell’Anaao: «Venerdì abbiamo avuto un primo incontro interlocutorio, ognuno ha aspettative e ragioni. Il nostro contratto è fermo dal 2006 e se ci viene chiesto ancora di più con risorse ferme, tutto diventa difficile. Ma non chiudiamo la porta». Infine Cesare Hoffer, coordinatore del Nursing Up, chiede che il contratto riconosca l’aumento delle competenze e delle responsabilità degli infermieri e del personale sanitario: adeguamento economico delle indennità legate alla turnistica, organici adeguati, supporto psicologico per i dipendenti. E sui mancati rinnovi contrattuali 2001-2015, il Nursing Up ha promosso un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

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