politica

Consiglio comunale: l’esercito di chi molla

Una ventina i rappresentanti dei diversi partiti che preferiscono non ricandidarsi. Molti di loro sono delusi: «Meglio fare volontariato»


di Luca Marognoli


TRENTO. Chi per questioni di età, chi per regolamenti di conti interni al partito, chi perché entrare il prossimo giro sarà più dura (con i posti drasticamente ridotti), chi - e sono molti - perché deluso dall’esperienza, soprattutto a causa della scarsa possibilità di incidere. Sono una ventina i consiglieri comunali che non si ricandideranno il 10 maggio. Nel Pd resteranno a casa Ivana Di Camillo, la capogruppo, Anna Pedrotti, Silvano Pedrini, l’assessore Michelangelo Marchesi, il presidente della commissione bilancio Maurizio Bornancin, Flavio Santini e Clemente Pedrotti. Vicino alla decisione di lasciare anche Marco Franceschini. Nel Patt, dicono basta i veterani Paolo Monti e Fabio Armellini, oltre all’assessore Fabiano Condini, mentre da Forza Italia - come annunciato ieri dal Trentino - se ne vanno sbattendo la porta Gabriella Maffioletti e, con grande probabilità, il decano Giorgio Manuali. Si sfalda il gruppo Da Cittadini, con l’addio di Francesca Gerosa, Luca Trainotti e Luca Pisoni. Nell’Upt invece non si ripresentano l’ex capogruppo Franco Micheli e Gianfranco Bertuol.

Francesca Gerosa aveva annunciato l’uscita già ad ottobre: «Il sindaco non ha coinvolto la maggioranza e non ha ascoltato le proposte costruttive della minoranza, che è riuscita ad incidere veramente poco», commenta. «E di stare lì a scaldare una poltrona, per un gettone di presenza si può anche fare a meno... Io non lascio la politica perché mi piace troppo - precisa -, ma questo giro lo salto».

Clemente Pedrotti sosterrà il giovane compaesano Marcello Pomarolli e il nipote Matteo Molinari del Patt. «Ho passato 10 anni nella Circoscrizione Argentario, 10 in Comune, 25 nell'Associazione arbitri di calcio con Bridi e Dal Rì, ho fatto 40 di lavoro, 34 dei quali nelle banche, 5 nella Grundig italiana, con 3 da sindacalista Cisl. Quando nella vita sono stati di più i giorni passati fuori casa, la moglie e i due figli alla fine ti dicono: hai 61 anni, pensa alla tua salute». Il consigliere di Villamontagna si dedicherà alla sua frazione: «Preferisco spendere le energie rimaste sul territorio. C'è molto da fare: sabato alla messa delle 18 don Lauro ha comunicato che il parroco, don Enrico Pellegrini, ha deciso di lasciare l'incarico. C'è un paese da risintonizzare». A pesare anche aspetti di carattere più tecnico: «Ora che non c'è più la porta girevole, chi è che garantisce i numeri? Chi non manca mai come il Clemente Pedrotti... Ma noi del ’54 dobbiamo lavorare ancora tre anni, a causa della Fornero...». Pedrotti se ne va non senza ringraziare il sindaco e tirare le orecchie alla giunta: «Molta solidarietà ad Andreatta che è un grande lavoratore e una persona di buon senso, ma deve essere supportato da una compagine assessorile molto più coesa».

Marco Franceschini si dice «molto incerto sulla ricandidatura, pur ritenendo l'esperienza fatta positiva. Ma il consiglio comunale conta poco - decide l'esecutivo - e inoltre non ho condiviso alcune visioni rispetto all'operato del sindaco. Mi sono speso molto su temi come i beni comuni e la partecipazione, che però non è entrata nell’agenda di consiliatura. Anche sulle circoscrizione non abbiamo avuto coraggio... Da convinto moroteo, credo che in politica si vada per dare. La mia è una passione nata quand’ero bambino e sono molto deluso della scarsa possibilità di incidere riscontrata in consiglio. Ho già un grosso impegno nel volontariato, dove non si cincischia ma si fa davvero. Credo tanto nella partnership, ma deve essere l'ente pubblico a fare il primo passo: il ruolo delle istituzioni è anche di appassionare i cittadini».

Gianfranco Bertuol chiude dopo una legislatura e mezzo: «Sono troppo vecchio, faccio 67 anni e dall’età di 20 sono un attivista democristiano. Ho sempre lavorato dietro le quinte e sono stato spesso tra i primi dei non eletti. Credo che ci sia troppo ente pubblico in consiglio comunale. Io sono geometra e quando parli con chi ha il 27 assicurato certe tematiche sfuggono. Ad esempio, le ciclabili: posso capire quelle ad uso turistico o della città di Trento, ma quelle in periferia e con dislivelli di 4-500 metri sono soldi buttati via». Un uomo fedele al partito, che non esce dai ranghi: «Non ho mai parlato in consiglio: c’era già il capogruppo a farlo. Solo in tre occasioni ho lasciato l’aula, perché non condividevo il voto, ma non le dirò quando».













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