Trento

Concorso annullato, aperta un’indagine

 Il reato ipotizzato dalla Procura è abuso d’ufficio nei confronti di ignoti. Acquisita la delibera della giunta provinciale


di Luca Marognoli


TRENTO. Dal piano politico a quello giudiziario. La Procura ha aperto un'indagine per abuso d'ufficio a carico di ignoti sul caso del concorso per un funzionario tecnico (indirizzo telecomunicazioni) da assegnare al Servizio Centrale unica di emergenza (Cue) della Provincia.

Della vicenda si è molto parlato nei giorni scorsi: non accade frequentemente che la giunta annulli un concorso in autotutela parlando chiaramente di incompatibilità e dopo le critiche piovute dalle opposizioni, che avevano chiesto le dimissioni della dirigente Luisa Zappini, ora la magistratura ha deciso in autonomia (non sarebbe pervenuto al momento alcun esposto in Procura) di fare chiarezza su eventuali responsabilità sul piano penale.

La notizia di reato è stata appresa dalla stampa. In seguito il procuratore capo Marco Gallina ha acquisito la delibera di annullamento assunta dalla giunta provinciale e si appresta a fare lo stesso con il resto della documentazione sul concorso.

Non cambia nulla, al fine dell'apertura dell'inchiesta e della configurazione del reato da ipotizzare, il fatto che vi sia stata una delibera che ha annullato tutte le operazioni svolte dalla commissione esaminatrice. È la motivazione della stessa, anzi, che spinge ad indagare. Viene precisato infatti come, sebbene “l’attività complessivamente posta in essere dall’Amministrazione sia stata svolta nella legittimità” e “pur apparendo dall’esame dei verbali come anche l’attività della Commissione di concorso risulti priva di vizi formali e procedurali”, la struttura competente abbia “acquisito elementi che, coordinati fra loro, configurano l’esistenza di rapporti professionali e accademici sistematici e continuativi fra la Presidente della Commissione di concorso e alcuni candidati che, in relazione al supposto e potenziale conflitto di interesse,” e alla luce della riverifica effettuata sugli atti precedenti alla procedura, “rendono necessario in via di prudenza e autotutela disporre la non approvazione dell’operato della Commissione e l’annullamento del concorso”.

Stando a chi conduce le indagini - ma al momento, come detto, non vi sono nomi iscritti sul fascicolo che è stato aperto - la dirigente, in quanto dipendente provinciale, avrebbe dovuto prendere atto di quanto prevede la normativa sulle incompatibilità e gli obblighi di astensione e comportarsi di conseguenza, facendosi sostituire, una volta avuta lei contezza dei nomi dei partecipanti e del loro curriculum. Il fatto che fosse già a conoscenza delle capacità professionali dei candidati ancor più avrebbe dovuto suggerirle di lasciar giudicare a persone terze. Tanto più che la giurisprudenza afferma che per la configurabilità del reato è sufficiente il pericolo potenziale.

In questo quadro la Provincia in quanto ente potrebbe rivestire il ruolo di danneggiata dall'accaduto.Si indaga anche per capire se i quesiti contenuti nelle tre buste fossero tutti uguali, come ventilato da un partecipante al concorso.Possibile che delle indagini sia dato incarico alla Guardia di Finanza.













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