Comunità di valle, è un coro di no

Primo dibattito sotto tono tra gli 11 candidati presidente: 9 sono contrari ai nuovi enti. Fugatti e Bezzi: «Rossi ha già vinto»


di Chiara Bert


TRENTO. Decisamente troppi 11 candidati presidente per rendere minimamente frizzante un dibattito anche se mancano solo tre settimane al voto e quello di ieri era il primo confronto pubblico al completo: Ugo Rossi (centrosinistra autonomista), Diego Mosna (civiche), Giacomo Bezzi (Forza Trentino), Maurizio Fugatti (Lega Nord e Cattolici europei uniti), Manuela Bottamedi capolista del M5S (che sostituiva Filippo Degasperi), Emilio Arisi (Sel), Ezio Casagranda (Rifondazione Comunista), Cristano de Eccher (Fratelli d’Italia), Giuseppe Filippin (Mir), Agostino Carollo (lista Agocarollo) e Alessandra Cloch (Associazione Fassa).

Ci hanno provato la Scuola diocesana per la politica, l’economia e il sociale, la Scuola di Comunità (Acli, Cooperazione, Consorzio dei Comuni) e la Scuola di preparazione sociale, che hanno organizzato una tavola rotonda alla sala della Cooperazione. Solo un centinaio i presenti - compresi candidati nelle liste e le claque dei candidati - segnale non confortante se doveva essere un test dell’interesse in vista delle elezioni (e tra i candidati Mosna se n’è andato dopo un’ora e Bezzi prima della fine). Troppi candidati in campo, si diceva, per consentire un dibattito vero con repliche ed eventuali controrepliche. Solo a domanda flash - siete favorevoli o no alle Comunità di valle - il confronto tra le posizioni è immediato: solo due salvano la riforma istituzionale (Cloch e Rossi, quest’ultimo «con modifiche»), tutti gli altri vogliono abolire gli enti intermedi.

Il dibattito ha confermato la spaccatura del fronte alternativo a Ugo Rossi. Fugatti e Bezzi sono tornati ad attaccare Mosna e le civiche per aver chiuso le porte a Lega e Forza Trentino: «Hanno regalato l’autostrada della vittoria al centrosinistra. Dopo le elezioni capiremo perché, gli accordi ci saranno». Per Bezzi gli ultimivent’anni di governo «hanno prodotto una cappa, c’è una Provincia che garantisce il 50% della popolazione, quella che il 27 ottobre voterà Rossi per difendere i propri privilegi, mentre la restante metà è esclusa». Per Fugatti le risorse pubbliche devono andare ai trentini e propone: 500 euro al mese ad ogni azienda che assume un lavoratore, fanno 30 milioni e 5 mila assunzioni contro i 23 milioni oggi spesi per il reddito di garanzia di cui oltre la metà dei beneficiari sono non trentini».

Di lavoro ha parlato anche Mosna: «La disoccupazione giovanile è la vera emergenza, più dei contributi le aziende chiedono di poter lavorare, quindi lotta alla burocrazia e collaborazione con le parti sociali». Ugo Rossi ha insistito sulla capacità del centrosinistra di «garantire un governo stabile e affidabile che rimetta in moto la crescita aiutando chi resta indietro»: «Le risorse caleranno e non ci possono essere zone franche, tutti dovranno fare meglio con meno, ricerca compresa». Per Filippin il Trentino ha le stesse competenze dell’Alto Adige ma sta peggio per occupazione e Pil: «Occorre recuperare e una strada per produrre lavoro è la riqualificazione delle aree industriali». Bottamedi ha rilanciato la ricetta a 5 Stelle: «La Provincia liberi l’economia privata, i soldi pubblici vanno investiti in scuola, sanità, welfare, trasporti, ambiente». Impegnativo, a sinistra, il programma di Casagranda: salario minimo garantito per tutti, reddito di cittadinanza per i giovani, via i ticket sanitari, trasporto pubblico gratuito. Arisi, che si definisce «un sognatore con i piedi per terra», parla di ««un Trentino migliore, laico e dei diritti civili, della crescita sostenibile, con al centro welfare e servizi pubblici, più partecipazione e meno burocrazia». Dj Carollo si vanta invece di essere «libero perché senza un partito» e invoca concorrenza nella cultura: «Basta con il Centro S.Chiara finanziato e ripianato ogni anno». Duro con tutto il centrodestra de Eccher: «Mosna è stato un uomo di Dellai, Grisenti un suo assessore, Bezzi è stato presidente del consiglio e parlamentare con il centrosinistra. Se saranno questi a fare opposizione, l’opposizione non ci sarà». L’unica donna, Alessandra Cloch, dice di essersi candidata perché vuole «una politica più rosa» e perché nella sua val di Fassa «l’egemonia di un solo partito non è sempre positiva e segnale di unità».

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