Comune, prime crepe in coalizione 

Pattini, capogruppo del Patt ha presentato le dimissioni Scalfi di InsiemeTrento chiede fatti concreti su alcuni nodi 


di Sandra Mattei


TRENTO. A caldo, il sindaco Alessandro Andreatta ieri ha annunciato in tempi brevi l’atteso rimpasto di giunta. Non solo la nomina dell’assessore alla cultura che andrà al posto di Andrea Robol, che si è candidato alle provinciali e rientrerà come consigliere perché non è stato eletto, ma anche la sostituzione di Lucia Coppola alla presidenza del consiglio. Ma il ragionamento sarà più ampio su chi poter contare in questo scorcio di fine consiliatura. Un anno e mezzo, da qui alle prossime comunali del 2020, che si preannuncia particolarmente difficile per la giunta cittadina, dopo il risultato di domenica che ha mandato a casa il governo di centrosinistra, con una vittoria schiacciante della Lega. Il sindaco nell’intervista pubblicata sul “Trentino” di ieri si dice convinto che la coalizione di centrosinistra in città deve proseguire, tanto più alla luce di un risultato che a Trento non è stato così disastroso, perché l’alleanza su Tonini ha avuto il 36 per cento, contro il 39 del centrodestra. «Se avessimo corso anche con il Patt - ha affermato Andreatta - avremmo avuto il 45 per cento, quindi il messaggio delle provinciali è che dobbiamo continuare insieme». Ma per il Patt la rottura non è stata indolore.

Ed il primo effetto del dopo elezioni è quello delle dimissioni di Alberto Pattini da capogruppo del Patt. Il consigliere che si è presentato alle provinciali, con un risultato non entusiasmante (è all’ottavo posto) non commenta le dimissioni. Ma qualcosa sull’alleanza che è andata in pezzi, la dice: «Il governatore Rossi non è stato ricandidato, nonostante tutti gli indici economici sono in ripresa. Rossi è stato tenuto sei mesi sulla graticola ed è stato dato per spacciato, mentre ha preso più di 30 mila voti. È chi ha gestito il tavolo dei democratici che deve fare il mea culpa. Dire che il centrosinistra è ancora vivo, che senso ha? Penso che la giunta esecutiva del Patt dovrà riunirsi e fare una riflessione. Una decisione di questo genere non posso prenderla io, né gli assessori, la deve prendere il partito». Ragiona così Tiziano Uez: «Il nostro risultato sulla città è stato buono: abbiamo tenuto il 9,8 per cento, come nelle precedenti comunali del 2015, a smentita di chi ci dava per perdenti. È una grave responsabilità del Pd non avere voluto riproporre a candidato premier Ugo Rossi, ritenendolo il vecchio, mentre è stata una buona legislatura. E poi hanno sacrificato l’alleanza in nome di che cosa? Di candidati come gli ex assessori o come Lucia Coppola, nessuno, mi sembra, sia un volto nuovo». Dal canto suo Vanni Scalfi, capogruppo di Insieme Trento, i quattro consiglieri che si sono schierati con Futura sostiene da tempo che non si tratta di chiedere un semplice rimpasto di assessori, come si ritiene sia Corrado Bungaro per l’assessorato alla cultura. «Noi non ne facciamo una questione di sostituzioni, prima si parli di cosa fare nel prossimo anno e mezzo e su quei due o tre temi si vada avanti convinti. Diciamo che finora la giunta non si è dimostrata “grintosa” e che i risultati elettorali ci consegnano un panorama pesante, quindi la gente chiede di andare avanti con un altro spirito. Questo il sindaco lo sa e spero che abbia chiara l’urgenza di concretizzare alcuni progetti come il Prg, l’ex Atesina, la facoltà di Lettere».













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