Colon retto, scoperti 200 tumori

Avviata nel 2008, la prevenzione si è conclusa coinvolgendo 110 mila persone


Sandra Mattei


TRENTO. Se lo screening per il tumore al seno raggiunge quasi l'80% delle donne, la prevenzione dei tumori al colon retto è più complessa. Avviata nel 2008, sia per gli uomini che per le donne tra i 50 e 69 anni, si è conclusa quest'anno coinvolgendo 110mila persone. A oltre 200 è stato diagnosticato un cancro. Ma l'esame del sangue occulto è ancora difficile da far accettare.

Ne parliamo con il primario di gastroenterologia dell'ospedale Santa Chiara, Giovanni de Pretis. E da quest'ultimo arriva la conferma di come sia difficile l'approccio ad un esame che tratta di feci. «Mentre per la mammografia - afferma il primario - le donne hanno acquisito una consapevolezza della sua importanza, per la colonscopia e l'esame del sangue occulto ci sono ancora molte resistenze. Eppure il tumore al tubo digerente e retto è il secondo più diffuso, sia negli uomini che nelle donne».

La prevenzione è partita in anni più recenti della mammografia, ma ora si cerca di recuperare il tempo perduto. Spiega il dottor de Pretis che nel 2005 si è avviato il primo screening per i pazienti più a rischio, quelli con familiarità. Poi, dal 2008, è partita la prevenzione, che ha raggiunto quest'anno tutta la popolazione nella fascia a rischio, tra i 50 e i 69 anni, circa 128 mila persone. Si è proceduto a inviare una lettera a 110 mila persone. Nel 2010 è stato sottoposto a screening il 55% del totale. L'analisi dei dati si riferisce al 2010: su 46 mila invitati, hanno aderito 27 mila soggetti. Il massimo dell'adesione si è verificato nelle Giudicarie con il 69%, in Val di Non si è raggiunto il 66%, in Primiero il 62%, la percentuale più bassa è stata in Valle dell'Adige, con il 45,7%.

La prevenzione, come accennato, consiste nell'esame del sangue occulto nelle feci. «Si è scelto questo tipo di esame - precisa il dottor de Pretis - perché se c'è una quantità maggiore di 100 microgrammi di sangue nelle feci, è il segnale d'allarme. Sui 27 mila sottoposti all'esame del sangue occulto, il 4,8% è risultato positivo e il 7% ha evidenziato un tumore. Al 31% è stato riscontrato un adenoma avanzato, cioè un polipo che sta degenerando in tumore, al 27% è stato trovato un adenoma. Al 7% è stata diagnosticata un'altra patologia, mentre il 28% è risultato negativo. Nei casi in cui l'esame del sangue occulto è positivo, si effettua la colonscopia. Le diagnosi di cancro sono state più di 200».

Ecco come funziona lo screening: alla popolazione interessata alla prevenzione viene spedita una lettera dall'Azienda sanitaria, le persone sono informate sulla campagna e sono invitate a ritirare il kit per l'esame del sangue occulto ad un punto prelievi o in farmacia. Se l'esame è negativo, arriva la risposta scritta via posta, mentre se è positivo si è contattati dalla segreteria del laboratorio di analisi. «Abbiamo adottato questa prassi - spiega de Pretis - perché sappiamo che ci sono resistenze ad approfondire gli accertamenti con la colonscopia. A livello nazionale è provato che solo 1 persona su 5 fa la colonscopia richiesta, per questo contattare l'interessato a voce ci permette di raggiungere tante persone che non si sottoporrebbero all'esame. Lo screening è un progetto d'equipe ed ha coinvolto il servizio prevenzione, il laboratorio d'analisi, l'anatomia patologica e la chirurgia, in una collaborazione proficua».













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