Cime e ghiacciai concatenati: 16 ore con gli sci ai piedi

L’avventura di Franco Nicolini, Omar Oprandi e Mirko Mezzanotte fra Presanella e Carè Alto passando dall’Adamello: 5 mila metri di dislivello in 60 chilometri


di Marco Benedetti


TRENTO. Presanella, Corno Bianco, Adamello, Cresta Croce, Corno di Cavento, Carè Alto. Sono le cime più importanti che dominano i maggiori ghiacciai del Trentino occidentale, note ad alpinisti e scialpinisti di tutt’Europa. Ogni salita è di per sé di grande soddisfazione, ma per Franco Nicolini, Omar Oprandi e Mirko Mezzanotte, l’appetito è venuto …mangiando. Lo scorso 13 maggio le hanno salite una dopo l’altra in un‘unica giornata, percorrendo circa 60 chilometri sugli sci e coprendo un dislivello complessivo di oltre 5.000 metri in 16 ore. Ma Franco Nicolini, uno dei tre protagonisti non vuole sentir parlare di impresa, anche se è sicuramente un bell’exploit quello realizzato dai tre. «Volevamo solo passare una giornata tra amici - racconta Nicolini - cercando i grandi dislivelli che è il modo di frequentare la montagna che ci accomuna. Non avevamo alcuna velleità di stabilire dei record, anche perché di questi concatenamenti ne sono già stati fatti in passato, forse non con un numero così alto di cime. Noi volevamo semplicemente far conoscere queste montagne ed ecco spiegato perché abbiamo subito dato pubblicità a questo concatenamento, anzi alla nostra grande escursione scialpinistica. Ci siamo presi anche il tempo per fare delle riprese, perché vorremo realizzare un filmato che ci permetterà di raccontare la nostra esperienza e di invogliare altri sci alpinisti a ripeterla, e soprattutto far conoscere le possibilità offerte dai nostri più grandi ghiacciai, e che anche tra le montagne di casa si possono vivere avventure bellissime».

Il concatenamento ce lo racconta Omar Oprandi: «Siamo arrivati in vetta all’Adamello ancora in buon orario e soprattutto con le forze necessarie per decidere di continuare. E allora perché non provare: il sogno di arrivare al Carè Alto era proprio lì davanti ai nostri occhi… anche se, in mezzo, c’erano ben tre grandi vallate! Ci siamo rimessi in gioco per sciare e scalare di nuovo: attraverso la Vedretta del Mandròn, la vetta Cresta Croce, la ridiscesa sulla Vedretta della Lobbia, la difficile salita al Passo di Cavento dove non abbiamo resistito all’unica vera pausa dell’intero percorso: il bivacco Laeng. Solo dopo il meritato riposo e solo dopo aver recuperato le forze necessarie per continuare, abbiamo avuto ancora la voglia di affrontare la salita alla Cima del Cavento e la lunghissima attraversata verso la Cima del Care Alto».

Quali difficoltà presenta un itinerario di questo tipo? «Le difficoltà - spiega Franco Nicolini - sono quelle che può incontrare un buon scialpinista. L’unica attenzione da porre è nella discesa dalla Presanella verso la Val Cèrcen, la traversata sul sentiero Migotti fino al Mandròn, da percorrere solo se la neve è ben assestata meglio se sgombro dalla neve come può essere a stagione avanzata. Il resto sono state salite e discese assolutamente normali per uno sci alpinista allenato».

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