Chiama il 118 per aiutare la madre e finisce nei guai
Una donna di 38 anni è finita sotto processo per procurato allarme perché l’anziana poi si era ripresa. Il giudice, però, l’ha assolta
TRENTO. Ha sentito un tonfo. E poi le grida della madre. Così si è allarmata e ha chiamato il 112 chiedendo aiuto. Così si è ritrovata sotto processo per procurato allarme. Diciamo subito che la disavventura è finita bene per una donna di 38 anni di Cles. Il suo avvocato Claudio Tasin, è riuscito a dimostrare la sua totale buona fede così il giudice Claudia Miori l’ha assolta perché il fatto non sussiste. La donna, però, ha passato qualche mese tutt’altro che tranquillo.
Tutto ha inizio il 15 luglio dell’anno scorso. La donna vive in un appartamento al primo piano nella stessa casa in cui vive la mamma, al secondo piano. Quella sera, ha sentito un botto. La madre era caduta ed aveva lanciato un urlo. La donna si è immediatamente preoccupata. Commettendo forse un’ingenuità, la donna si è subito attaccata al telefono invece di andare a vedere di persona quello che era accaduto. Le urla, però, erano talmente forti da metterla in agitazione per l’anziana madre di 75 anni. La donna, così, ha telefonato ai carabinieri. I militari hanno girato la richiesta d’aiuto alla centrale operativa del 118 che ha subito inviato un’ambulanza sul posto.
Quando sono arrivati alla casa dell’anziana, però, i soccorritori del 118, l’hanno trovata in piedi. La donna ha detto di sentirsi benone. Così l’ambulanza è tornata alla base e ha fatto il normale rapporto spiegando che l’intervento era stato inutile.
Così, come accade sempre in questi casi, la caposala della centrale di emergenza del 118 ha presentato denuncia al posto di polizia dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Alla denuncia era allegata la registrazione della telefonata con la quale era stato chiesto l’intervento del 118.
La denuncia è stata girata ai carabinieri di Cles. Gli inquirenti hanno ascoltato la telefonata e hanno individuato l’autrice. Del resto la linea telefonica era intestata a lei. Così la denuncia è stata automatica.
L’avvocato Tasin, però, è riuscito a dimostrare che la donna non aveva commesso il reato di procurato allarme. Questo perché la donna era sinceramente convinta che la madre si era fatta male ed era quindi in buona fede.
Non voleva fare alcuno scherzo. Anzi, era molto preoccupata per la salute dell’anziana. Talmente preoccupata da chiamare gli aiuti prima di salire a vedere come stava l’anziana. Questa è stata la sua principale ingenuità. Infatti ha telefonato al 118 senza prima accertarsi la gravità delle condizioni della madre. Per questo motivo, l’intervento si è poi rivelato inutile. Il giudice, ha accolto questa tesi e ha assolto la donna con la formula più ampia.
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