Cassa integrazione, boom di domande

Cerutti (Cgil): «Ha fatto richiesta oltre la metà delle aziende della Vallagarina, anche chi non aveva mai avuto problemi»


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Gli effetti della crisi si fanno sentire sempre di più tanto che basta un dato per dare la dimensione di un fenomeno sempre più preoccupante, soprattutto in Vallagarina. Oltre la metà delle aziende di Rovereto e Vallagarina ha presentato domanda per la cassa integrazione. E la domanda arriva, altro dato allarmante, anche da aziende che mai hanno avuto problemi in passato; aziende delle quali il sindacato non si era mai interessato per quanto riguarda i livelli occupazionali. La conferma arriva da Mario Cerutti, responsabile provinciale della Filtcem Cgil.

La situazione è davvero così grave?

E’ una situazione delicata e in evoluzione. A livello di mercato c’è un forte calo della domanda in tutti i settori: chi esporta si difende meglio, ma sono in pochi. C’è una forte crisi di liquidità: nessuno paga più nessuno e diventa una caena di Sant’Antonio. Eppoi a peggiorare le cose c’è stato un aumento inspiegabile delle materie prime, frutto della speculazione.

E tutto ciò innesca un meccanismo micidiale...

Esatto. Un mix che mette in difficoltà le aziende e di conseguenza l’occupazione. Tanto che in Vallagarina abbiamo registrato negli ultimi 15-20 giorni un vero e proprio boom di richiesta di cassa integrazione. Magari non tutte le aziende fermeranno la produzione, ma sicuramente verrà rallentata, i dipendenti verranno messi in ferie o dovranno smaltire permessi. In questa situazione si trovano moltissime aziende che a noi, per problemi occupazionali, erano sconosciute. Ora però devono fare i conti con la cassa integrazione perché non ce la fanno più...

Con quali prospettive?

Bene o male penso che la situazione sia gestibile fino ad agosto, poi se non cambia qualcosa la situazione si farà molto più dura a settembre: allora sì che gli effetti della crisi globale si faranno sentire in maniera molto più pesante.

In questa fase come si comportano le aziende?

Non fanno investimenti e non assumono. Si spostano sulla flessibilità produttiva: in un mercato imprevedibile devi essere in grado di far fronte alla domanda in tempi stretti. Si va verso una forma di assunzione di tipo stagionale: ti chiamo quando ho bisogno e poi resti a casa...

E il sindacato come si comporta?

Anche per noi si apre una fase nuova. Dobbiamo ragionare sì nell’ottica di una tutela dei posti di lavoro, ma anche definire un percorso che possa dare risposte alle aziende e che porti al consolidamento dell’occupazione. Non possiamo difendere solo chi è dentro, ma dobbiamo dare opportunità ai giovani non con il lavoro interinale, che definirei di sfruttamento, ma con una regolamentazione che dia garanzie al lavoratore.

La politica che ruolo può o dovrebbe avere?

Ci vuole la regia della Provincia, che ha già alcuni strumenti importanti, per costruire una rete di welfare integrativo. C’è da lavorare su due leve: far crescere l’occupazione e sostegno alle imprese su innovazione e riconversione.

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