Caso De Cia, l'indagine è stata riapertaa vent'anni dall'omicidio irrisolto

La procura di Trento ha chiesto alla squadra mobile di riprendere in mano il fascicolo. Maria Luisa De Cia, 28 anni, bellunese di Sovramonte, venne uccisa il 16 agosto 1990 con un colpo di pistola alla tempia in un bosco a qualche centinaia di metri da Malga Civertaghe, a poca distanza da San Martino di Castrozza



BELLUNO. La procura di Trento riapre il caso De Cia. A 20 anni dall'omicidio della giovane donna di Sorriva di Sovramonte, il procuratore capo del capoluogo trentino ha annunciato ieri la volontà di riportare sulle scrivanie, su quelle della squadra mobile in particolare, il fascicolo sull'efferato delitto di Malga Civertaghe.

Quello stesso fascicolo che venne chiuso diciassette anni fa, dopo due anni e mezzo di indagini che si conclusero senza aver trovato un colpevole.

«Casi freddi» così vengono definite quelle indagini finite in archivio ma non ancora risolte. Una definizione diventata molto nota grazie ad una serie tv americana ma che rappresenta anche un modo di lavorare degli inquirenti italiani. Solitamente il caso viene riaperto quando arriva una nuova testimonianza o viene sottoposta una prova che all'epoca del delitto non era stata considerata.

Non è questo, però, il caso di Maria Luisa De Cia, 28enne di Sorriva di Sovramonte. La decisione di ritornare su quelle carte è del procuratore Stefano Dragone che ha affidato il compito di scavare nelle carte e nei reperti alla squadra mobile di Trento, diretta da Roberto Giacomelli.

Per ora si tratta di rileggersi tutti gli incartamenti, tutti gli interrogatori che furono fatti allora e cercare, a mente fredda, di individuare una nuova strada da battere. Non solo. Saranno recuperati i reperti legati all'omicidio di malga Civertaghe, e saranno analizzati con le tecniche e le strumentazioni disponibili oggi. Forse saranno proprio gli oggetti a parlare e a indirizzare gli investigatori verso una verità che fino ad ora non è mai emersa.

Per l'autopsia la morte di Maria Luisa De Cia è avvenuta attorno alle 14 del 16 agosto 1990 con un colpo di pistola alla tempia (una pistola di piccolo calibro, un proiettile artigianale), in un bosco a qualche centinaia di metri da Malga Civertaghe, a poca distanza da San Martino di Castrozza. Prima l'assassino le aveva legato le mani dietro la schiena, le aveva tappato la bocca con un nastro adesivo nero, l'aveva spogliata, forse violentata.

Maria Luisa venne ritrovata 24 ore dopo: una notte di pioggia cancellò molte impronte. Quello che si sa è che Maria Luisa aveva parcheggiato la sua Panda rossa lungo la strada sterrata che dalla statale del passo Rolle, porta a Malga Civertaghe. Non era sola, la giovane donna.

Aveva incontrato un uomo che aveva seguito con l'auto. Probabilmente si erano dati appuntamento con una telefonata che era arrivata a casa dei genitori della De Cia la sera prima, il 15 agosto. Oggi di quella comunicazione si saprebbe tutto, allora no. Lei non ne parlò, i genitori non riuscirono a dare indicazioni specifiche agli inquirenti (i carabinieri del Primiero e quelli di Trento).

Sta di fatto che il giorno dopo la donna lasciò un biglietto con su scritto «Vado verso San Martino», prese la macchina, la Panda rossa, e si diresse verso Ponte Oltra. Lì, al bivio tra la strada che scende da Sorriva e quella che da Feltre va in Primiero, la sua macchina si affiancò a quella di un uomo, che aveva parcheggiato a lato dello slargo presente al bivio. Le due auto partirono poi verso il Primiero, la Panda davanti, l'altra dietro.

La Panda venne ritrovata la sera del 16 agosto. Le ricerche durarono tutta la notte, finchè il giorno 17 intorno alle 14, il corpo venne ritrovato in un boschetto a qualche centinaio di metri dalla malga, invisibile agli occhi di chi fosse passato sul sentiero che da Civertaghe porta al rifugio Velo della Madonna. Nessuno vide niente, nessuno sentì nulla.

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