Case e garage confiscati alla malavita in Trentino

Sono 16 i beni tolti a criminali e affidati ai Comuni


Fausto Da Deppo


TRENTO. L'elenco comprende appartamenti, box, garage, autorimesse, un terreno agricolo. Sono i 16 beni confiscati in Trentino negli ultimi anni a soggetti condannati per gravi reati economici. Lo dice il rapporto dell'associazione Libera, attenta ad aggiornare gli interventi orientati al riutilizzo di proprietà originariamente collegate ad attività illegali, criminalità organizzata, mafia.

Mafia è la parola che fa più scalpore, è lì che si fissa subito l'attenzione. E' quasi istintivo, anche se la legge 109 del 1996, quella che prevede la possibilità di riassegnare allo Stato e agli enti amministrativi locali i beni confiscati, considera un'ampia gamma di reati. Francesca Zeni, rappresentante di Libera in provincia, lo spiega riprendendo in mano il rapporto dell'associazione. Indica quei 16 beni, 13 a Trento, uno a Strembo, uno a Mezzana e uno ad Arco.

«A quanto sappiamo - aggiunge - le proprietà sono state confiscate in seguito a una condanna per usura e sono state trasferite ai rispettivi Comuni. Che destino avranno? Alloggi per indigenti, sedi di associazioni o di attività sociali, ma, a parte l'appezzamento a Riva riservato al nuovo palasport a San Tomaso, non so dire se le destinazioni sono già state ufficializzate e magari realizzate».

Nel capoluogo, gli indirizzi punteggiano soprattutto la mappa di Gardolo (via Soprasasso, via Bolzano, via Paludi), prima di accentrarsi lungo via Maccani verso via Doss Trento e via Prepositura. A Strembo l'appartamento citato nel rapporto di Libera è in via Nazionale, a Mezzana la confisca non è stata localizzata. Libera promette di seguire «passo passo» le vicende dei singoli beni, solleciterà i Comuni, verificherà che le strutture, sottolinea la Zeni, «vengano assegnate a privati, gruppi, cooperative impegnati in attività di promozione sociale. Lo sport va benissimo in questo contesto: l'importante è che venga sempre messo in luce da dove nasce la nuova attività, quale è la sua origine. Si può ricordare inserendo una targa, una testimonianza, un riferimento... Combattere la mafia, le mafie e tutta l'illegalità è anche un'operazione culturale». Insomma, abitare quelle case e camminare su quei terreni sapendo che sono stati tolti a criminali.

«Dall'entrata in vigore nel 1996, quindici anni fa, la legge 109 ha collezionato risultati significativi. Al sud - precisa ancora la Zeni - ha creato posti di lavoro dove l'economia era prigioniera di meccanismi mafiosi e ha dato segnali forti, a dispetto di minacce e vandalismi di cui sono spesso vittima i nuovi gestori dei beni un tempo confiscati. Al nord il significato è chiaro: convertire simboli di morte e ingiustizia in spazi di prassi quotidiane virtuose. Per questo, ora si cerca di far percepire la 109 a livello europeo. Per questo Libera vuole raccogliere un milione di firme». Intanto, però, la domanda riporta l'attenzione qui, in Trentino.

C'è l'usura, ma c'è anche la mafia? «Le mafie si irraggiano in tutta Europa - risponde Francesca Zeni - e il Trentino è una terra di passaggio per il centro Europa. E' anche una terra ricca, che fa gola per i riciclaggi di denaro, per gli investimenti di capitali. Esiste il rischio che il Trentino rientri in connessioni illegali al momento sconosciute o taciute».

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