Caporalato nei campi, tre nei guai 

L’indagine «Oro verde» della Finanza. Lavoratori - quasi sempre stranieri - pagati solo 20 euro al giorno per lavorare nell’agricoltura I furgoni li raccoglievano la mattina alle 5 davanti al centri d’accoglienza. danno da 600 mila euro per l’Inps. Denunciato un coltivatore trentino


Mara Deimichei


Trento. Aveva a sua disposizione oltre 200 lavoratori, moltissimi immigrati, tanti richiedenti asilo che accettavano le pessime condizioni di lavoro pur di riuscire a guadagnare qualcosa. Si parla di 20 euro per l’intera giornata lavorativa che poteva superare le dieci ore. Li aveva a disposizione, sapeva dove andare a trovarli e sapeva che non gli avrebbero detto di no, anche se venivano reclutati alle 5 di mattina. E li metteva a disposizione di chi aveva bisogno di manodopera a bassissimo costo per lavori dei campi. Lui è un indiano 29enne che con questa agenzia di intermediazione a supporto delle imprese (il suo focus sarebbe stato il volantinaggio) è finto nei guai con l’accusa di sfruttamento aggravato della manodopera. Con lui denunciato anche un consulente del lavoro di 67 anni. I due vivono nel bresciano ma è trentino il terzo denunciato, un 36enne che avrebbe utilizzato la manodopera sfruttata nel suo oliveto a Tenno per la potatura degli alberi. E secondo la guardia di finanza che ha seguito l’operazione «Oro verde» (“dedicata” al pregiato olio d’oliva), sapeva tutto. Pagava i lavoratori anche il 60 per cento in meno rispetto a quanto previsto dal contratto e quindi non poteva ignorare lo sfruttamento, questa è la tesi accusatoria.

In 25 nei furgoni

L’operazione è iniziata nel settembre 2017 quando una pattuglia della polizia locale Alto Garda e Ledro, ferma due furgoni per un controllo stradale . All’interno ci sono 25 stranieri africani e asiatici. Sono vestiti di stracci, hanno le scarpe rotte e il viso segnato dalla fatica e dalla fame. I vigili chiamano la Finanza di Riva e gli ispettori Inps e iniziano i controlli sulle carte e grazie alle testimonianze. . Tutti e 25 risultavano gravitare nella zona di Brescia e sei erano risultati formalmente impiegati in modo regolare e il datore di lavoro è l’indiano 29enne. Ma era - solo una patina di legalità.

La contabilità parallela

Informazioni importanti per ricostruire il quadro accusatorio, sono state trovare nella casa-studio del consulente del lavoro 67 enne. Che aveva un libro con tutta la contabilità parallela. Agenda nella quale venivano annotate le retribuzioni e le ore effettivamente prestate dai lavoratori sfruttati. L’esame dei documenti sequestrati ha fatto emergere come l’indiano avesse effettuato somministrazione di manodopera nei confronti di altre ventitré imprese della Lombardia, Emilia e Piemonte, impiegando 212 lavoratori irregolari e in nero cui venivano corrisposte bassissime retribuzioni e nessun contributo previdenziali.

Lavori per pochi soldi

Il sistema sfruttava le caratteristiche dell’attività agricola, ossia la necessità di disporre di tanta manovalanza in un limitato arco temporale l’esigenza. E il risparmio economico era tutto nell’omesso versamento di contributi e previdenza. Oltre al bassissimo stipendio dei lavoratori. Che percepivano 20 euro al giorno (i più fortunati 5 all’ora) lavorando per un arco orario superiore a quello previsto. Con un costo per il datore di lavoro inferiore anche del 60% rispetto al costo di lavoratori “regolari”.

600 mila euro

Secondo gli accertamenti della Finanza - che ha lavorato in stretta collaborazione con l’Inps del Trentino Alto Adige in prima battuta e della Lombardia poi - il totale degli importi delle omissioni contributive ammonta a oltre 600 mila euro, cui si aggiungono 200 mila di sanzioni civili: se questi importi non saranno pagati dai principali responsabili, saranno addebitati calle imprese agricole committenti che si sono avvalse della manodopera irregolare. E quindi, potenzialmente anche al 36enne trentino. Sugli altri agricoltori ci sono accertamenti in corso.













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