Botte al figlio neonato, papà patteggia 8 mesi

L’uomo si è giustificato dicendo che era sotto stress per difficoltà sul lavoro e perché il bambino piangeva troppo. Stabilito anche un vitalizio per il piccolo



TRENTO. Un papà trentino ha confessato di aver scosso e stretto il figlio che aveva cinque mesi perché piangeva troppo. E ieri ha patteggiato una pena di 8 mesi di reclusione per il reato di maltrattamenti in famiglia davanti al giudice Carlo Ancona. L’uomo era assistito dall’avvocato Nicola Stolfi, mentre l’avvocato Francesco Moser difendeva gli interessi del bambino. Una vicenda tristissima e dai contorni ancora non del tutto chiariti, tanto che c’è ancora in corso un procedimento del tribunale dei minori per verificare la capacità genitoriale del padre e della madre del piccolo, che adesso ha un anno e mezzo.

La vicenda risale al giugno dell’anno scorso. Il piccolo, che è nato nel gennaio 2011, non cresceva e piangeva. Così i genitori lo hanno portato da specialisti a Merano e a Bolzano. Durante le visite, però, è emerso che il bambino aveva tutti i sintomi della cosiddetta Shaking baby sindrome, ovvero la sindrome del bambino scosso. Si tratta di sintomi legati, in genere, a uno scuotimento pesante, oltre che a pressioni sui corpicini dei bambini con pochi mesi di età. In particolare, il bambino presentava varie fratture, alla clavicola, alle costole e al polso, oltre a una serie di contusioni sparse un po’ su tutto il corpo. I medici hanno subito segnalato il caso alla Procura di Trento e agli assistenti sociali. In un primo momento, i genitori hanno detto che non sapevano cosa fosse accaduto. Hanno ipotizzato che, forse, il piccolo poteva aver riportato delle contusioni giocando con il fratellino maggiore. Ma il tipo di ferite e soprattutto le fratture facevano pensare a un quadro molto grave. Non pareva possibile che quelle fratture potessero essere provocate in giochi normali. Così l’inchiesta è andata avanti.

A questo punto, il padre del piccolo, ha confessato al pubblico ministero Davide Ognibene di aver colpito e scosso lui il bambino. L’uomo ha spiegato che era sotto stress perché il piccolo non mangiava, non cresceva e piangeva. Uno stress acuito anche da problemi sul lavoro. In questa situazione psicologicamente difficile, l’uomo, descritto dal suo avvocato come una persona mite, ha detto di aver perso la testa e di aver scosso il bambino, oltre ad averlo premuto e stretto. Un trattamento al quale il corpicino del piccolo non ha retto. Ecco così che il bambino ha riportato contusioni e fratture. La vicenda ha sfasciato anche la famiglia, visto che il padre e la madre del piccolo sono in uno stato di separazione di fatto. Il bambino è affidato alla madre, ma sotto la stretta sorveglianza degli assistenti sociali e del Tribunale dei minori. Il piccolo, un anno dopo i fatti, sembra aver superato, almeno fisicamente, lo choc per quei maltrattamenti. Ieri la vicenda si è chiusa con un patteggiamento a 8 mesi, oltre a un risarcimento costituito da un vitalizio da versare fino ai 18 anni del piccolo.

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