Borse di plastica messe al bando

Ma supermercati e negozi potranno esaurire le scorte, senza farle pagare


Chiara Bert


TRENTO. Addio borse di plastica nei negozi? Per il momento sarà un addio virtuale. Con il 1º gennaio è scattato il divieto varato dal governo, che ha però concesso ai negozianti una proroga per esaurire le scorte, a patto che i sacchetti non vengano fatti pagare ai clienti. I supermercati avranno tempo fino al 30 aprile per smaltirli, i piccoli negozi fino al 31 dicembre.
La nota del ministero è arrivata il 30 dicembre, a poche ore dalla messa al bando, a dare qualche certezza ai commercianti. Il divieto di vendere sacchetti di plastica era stato annunciato già l'anno scorso, poi arrivò la proroga di un anno. E in tanti pensavano che la cosa si sarebbe ripetuta anche questa volta, con il decreto Milleproroghe. Ma il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha detto no: basta rinvii, plastica al bando, come annunciato. A partire dal primo gennaio 2011.
Un'autentica rivoluzione, dopo quella che nel secolo scorso ha introdotto nelle nostre vite borse e sacchetti di plastica. Al loro posto solo carta, juta, materiali biodegradabili che si riciclano e non danneggiano l'ambiente. Plaudono le associazioni ambientaliste, che considerano questo un passaggio importantissimo nella lotta all'inquinamento e alla riduzione dei rifiuti.
Per i negozi però la novità rischiava più che altro di trasformarsi, nell'immediato, in un problema da gestire. In particolare per i supermercati, dove le borse di plastica - nei punti vendita dove ancora sono disponibili - restano le più vendute, come conferma Manuel Foroni, coordinatore dell'ufficio acquisti di Orvea: «Nell'ultimo periodo, da settembre, il consumo è leggermente diminuito, anche perché abbiamo sensibilizzato i nostri clienti, ma il prezzo basso, 6 centesimi a fronte di un euro per quelle plastificate, rappresenta un forte incentivo all'acquisto». «La decisione del governo è stata incerta fino all'ultimo e ora ci mette in difficoltà - spiegava qualche giorno fa Foroni - noi abbiamo in magazzino circa 450 mila pezzi, le scorte per un paio di mesi. Bisognerà capire se potremo venderle fino ad esaurimento. Smaltirle avrebbe un costo non da poco».
Stessa musica da Poli. «Da tempo offriamo ai nostri clienti varie alternative, sacchetti in mater-bi, in cotone e in cabas (tessuto non tessuto plastificato, ndr)», spiega Mauro Poli della Direzione affari generali, «e da marzo venderemo a 20 centesimi anche borse di carta». «Ma il problema delle scorte esiste, ci si attendeva una proroga che consentisse di esaurirle». E la proroga è arrivata: 30 aprile per i supermercati, 31 agosto per le grandi strutture e 31 dicembre per i piccoli negozi. Che non potranno però far pagare le borse ai clienti.
Il cambiamento - osserva Poli - ha bisogno di tempo: «Oltre alle borse, abbiamo cambiato anche altri imballaggi, le confezioni per i formaggi di cartoncino invece che di polistirolo, i sacchetti per il pane fatti di carta con una finestra in pla biodegradabile al posto del nylon. Abbiamo il vuoto a rendere per acqua e vino, ma restano un'opzione minoritaria tra i clienti. Le bottiglie di plastica sono fondamentalmente più comode, e questo è un indubbio vantaggio». L'azienda ha investito oltre 3 milioni di euro in progetti ecocompatibili, dalla riduzione degli imballaggi agli accordi con Dolomiti Energia per la fornitura di sola energia elettrica verde, dalle tecnologie a led ai sistemi per evitare la dispersione energetica.
Ma ora c'è da affrontare il problema borse. Chi sembra meno toccato dall'addio alla plastica è il Sait. «Abbiamo cominciato la sostituzione gradualmente dall'inizio dell'anno e già a luglio avevamo sostituito più del 60%», spiega il direttore Luigi Pavana, «non abbiamo più fornitura, se qualche scorta c'è, nei punti vendita periferici, è comunque poca cosa e non rappresenta un problema». I consumatori che ancora non l'hanno fatto, dovranno abituarsi entro qualche mese a scegliere tra borse plastificate a 1 euro o di cotone a 2 euro. Costano di più ma durano a lungo e fanno bene all'ambiente.

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