Boom di visite, giro di vite sui controlli 

Ogni anno 1,2 milioni di prestazioni, l’Azienda interviene: «In alcuni casi dopo lo specialista si tornerà dal medico di base»


di Andrea Selva ; w


TRENTO. Oltre 1,3 milioni di visite e prestazioni mediche che vengono garantite ogni anno ai pazienti trentini tra regime pubblico e libera professione. Il piano dell’azienda sanitaria per la riduzione dei tempi d’attesa (approvato nei giorni scorsi dalla giunta provinciale) parte da questo dato, considerato elevato dai tecnici della sanità trentina, in alcuni casi ingiustificato, ma soprattutto in costante aumento. Tra le strategie per tenere sotto controllo questi numeri (e garantire prestazioni veloci nei casi di reale necessità) c’è anche quella che prevede una procedura nuova per le cosiddette visite di controllo: «Ci sono situazioni in cui sono realmente necessarie e altre in cui invece non è necessario tornare dallo specialista, ma sarebbe più opportuno essere visitati a distanza di tempo dal medico di base, che è il miglior medico di ogni paziente e che può stabilire se c’è davvero bisogno di una nuova visita specialistica» spiega il dottor Giuliano Mariotti, responsabile della specialistica ambulatoriale per l’azienda sanitaria ed esperto di Agenas per quanto riguarda il sistema Rao, utilizzato per assegnare le priorità alle visite mediche urgenti. Un cambio di procedura in questo senso dovrà comunque avvenire attraverso nuovi accordi tra l’Azienda sanitaria e i medici.

Altra questione è quella dell’urgenza delle visite. Ogni paziente vorrebbe essere visitato il più presto possibile, ma dai dati dell’Azienda sanitaria emerge che la priorità massima (che garantisce una prestazione entro 3 giorni) viene assegnata solo a una minoranza assoluta di pazienti, pari a circa l’1% del totale. La stragrande maggioranza delle prenotazioni sanitarie avviene con priorità minima o addirittura senza alcuna priorità. Ma su questo - spiegano all’Azienda sanitaria - c’è ancora da lavorare perché il sistema di verifica delle priorità rileva che in media solo nel 60 per cento dei casi lo specialista che effettua la prestazione è d’accordo con il medico che l’ha prescritta sul grado di urgenza. Un dato che in alcuni casi è ancora più preoccupante, ad esempio per quanto riguarda la risonanza magnetica che da anni è una delle spine nel fianco dell’Azienda sanitaria per il numero (considerato eccessivo da parte dei vertici della sanità pubblica) di esami che vengono garantiti ai trentini.

E poi c’è il problema delle agende. Vi è mai capitato di sentirvi rispondere al telefono che non c’è posto in agenda e che sarete richiamati in futuro per fissare un appuntamento? Ebbene secondo l’Azienda sanitaria questo non va bene, tanto che arriveranno indicazioni precise ad alcuni reparti di gestire in modo diverso le prenotazioni, comunicando al Cup tutti i posti disponibili per il futuro.

Infine c’è il tema delle visite in libera professione che, analizzando i dati pubblicati dall’Azienda sanitaria, rappresentano circa il 12 per cento del totale, con una tendenza all’aumento inferiore rispetto alle visite garantite dal servizio pubblico. Ci sono comunque branchie in cui il ricorso al medico privato (o comunque alla visita privata da parte del medico pubblico) è più alto: ginecologia e cardiologia in testa.













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