il caso

«Bondone, la funivia occasione per Trento più che per il monte»

Il presidente degli albergatori Zampol crede nell’impianto. Sembenotti: «Dopo il Muse completiamo l’offerta turistica»


di Luca Pianesi


TRENTO. «Il mega impianto serve al Bondone ma serve ancora di più alla città. Con quest’opera potremo dire di aver completato un progetto di trasformazione di Trento, cominciato con il Muse, in una realtà davvero turistica». Si trovano perfettamente d’accordo gli operatori alberghieri della montagna e quelli della vallata. La funivia Trento - Bondone va fatta. E deve essere realizzata non tanto per rilanciare il monte, «che non ha bisogno di rilanci - spiega il presidente degli operatori del Bondone Stefano Zampol - visto che gli alberghi sono pieni nonostante il tempo e il clima poco favorevole»; quanto per rendere completa un’offerta turistica globale della città «che oggi - aggiunge Giorgi Sembenotti dell’Hotel Everest di Trento - può contare su centinaia di migliaia di visitatori grazie al Muse e che con il mega impianto potrebbe avvalersi di un’altra proposta unica e straordinaria».

«I sindacati che dicono che la funivia non serve - prosegue Zampol - dovrebbero pensare ai 500 lavoratori che sulla nostra montagna lavorano. Una monte che nonostante il maltempo, che sta creando enormi difficoltà a tutte le strutture ricettive delle Alpi, tiene. E che, negli ultimi 10 anni è rinato. Gli investimenti ci sono stati ma non sono i 45 milioni di euro di cui si parla nel Patto territoriale. Quella era la spesa ammessa. I finanziamenti effettivi sono stati molto inferiori. Quindi non parliamo di soldi “buttati”. Con uno sforzo di 18 milioni di euro potremmo contare su un’attrazione unica: una funivia che colleghi la città del Muse, e più in generale l’asse del Brennero, direttamente alla montagna».

«In passato anche io ero contrario - completa Sembrenotti - ma oggi, visto il successo del Muse, dobbiamo rilanciare. Con la funivia potremmo portare direttamente in quota i ciclisti dandogli la possibilità di scendere verso il Garda senza dover passare per il Bus de Vela. Far arrivare l’impianto fino a Vason sarebbe un’opera importantissima che darebbe modo anche a quei trentini che effettivamente hanno un po’ abbandonato il Bondone di tornare a vivere in meno di 15 minuti la loro montagna. Bene fa il Comune a riaprire il dibattito perché è la strada giusta per rendere Trento una città davvero turistica».

Tutti d’accordo? Non proprio. Alle voci favorevoli degli operatori si aggiunge quella del consigliere della circoscrizione di Bondone Graziano Agostini che si dice più vicino alle posizioni dei sindacati che degli albergatori. «Io ho seguito l’iter da molti anni e bisogna dire che gli studi di fattibilità di questo mega impianto hanno dimostrato che non sarebbe realizzabile fino a Vason. Il passaggio sopra Sardagna, per esempio, sarebbe molto problematico per le abitazioni e per i cavi dell’alta tensione. Inoltre - conclude Agostini - l’opera finirebbe per svuotare ulteriormente il Bondone: i turisti pernotterebbero in città e verrebbero in quota solo per gite sporadiche. Come circoscrizione vorremmo, invece, che si investisse nei paesi riqualificando gli edifici sfitti e le strutture abbandonate».













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