Biotestamento,  la legge rischia di restare inapplicata 

Ieri l’avvocato Schuster ha consegnato le sue volontà in Comune, ma nessuno sa come usarle e a chi darle


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Alexander Schuster si è presentato all’ufficio di Stato Civile del Comune, in piazza Fiera, con una copia della Gazzetta Ufficiale in una mano e le sua Dat (disposizioni anticipate di trattamento) nell’altra. Non erano nemmeno le 11 di ieri mattina e da poche ore era entrata in vigore la legge sul Biotestamento. Quella che è stata venduta come una grande conquista per evitare che si possano ripetere casi come quelli di Eluana Englaro. Un grande passo avanti per i diritti civili. Sulla carta. Sì sulla carta perché, come dimostra il caso del Trentino, nessuno sa cosa farsene di quello che viene chiamato Biotestamento. Non c’è un registro, né nazionale né locale, e non si sa dove depositare queste dichiarazioni, a chi darle affinché vengano conservate e consultate in caso di bisogno, cioè quando l’autore ha un incidente e non è più in grado di comunicare le sue volontà in materia di interruzione delle cure e dei trattamenti. L’avvocato Schuster, da sempre difensore dei diritti civili, si è mosso per mettere in evidenza sia le incongruenze della legge che la mancanza di regolamenti concreti: «La legge dice che le Dat devono essere depositate presso l’ufficio di stato civile del proprio Comune, ma non tiene conto che manca un apposito registro. La cosa più logica sarebbe il deposito presso l’Azienda sanitaria, tanto più che in Trentino c’è una delibera del 2013 che prevede il registro per la Sla. Ma all’Azienda sanitaria rispondono che loro aspettano il registro nazionale e così la delibera resta inapplicata. E dire che sarebbe molto più semplice per tutti. In caso di necessità basterebbe consultare la cartella medica. Invece se le Dat vengono consegnate al Comune come si potrà consultarle? Come si potrà fare in modo che vengano rispettate?». Domande non da poco. Basti pensare che le Dat consegnate al Comune vengono protocollate e conservate in un archivio, ma da qui a dire come potranno essere rese effettive in caso di bisogno ce ne corre.

Comunque, ieri mattina, in Comune sono stati tutti gentilissimi e disponibili. Nessuno, ovviamente, aveva dato disposizioni pratiche. Come previsto, dal Ministero dell’Interno non sono arrivate istruzioni pratiche. Quindi allo Stato Civile hanno accettato le Dat di Schuster, le hanno protocollate e poi gliene hanno rilasciato una copia. In questo modo il fiduciario indicate nelle stesse Dat dall’avvocato, potrà sempre spiegare quali siano le sue volontà e suffragare quello che dice con un documento ufficiale.

Resta il fatto, però, che ancora la legge in questo modo non viene applicata del tutto. Per rendere più effettive le sue volontà Schuster ha dovuto usare un trucco: «Io uso la piattaforma telematica Tre C dell’Azienda sanitaria. Così resteranno le mie Dat anche negli archivi dell’Azienda, ma si tratta comunque di un escamotage. Dovrebbe istituir e un vero e proprio registro che sia consultabile sempre dai medici. Se un paziente dovesse subire un incidente gravemente invalidante si dovrebbe sapere quali siano le volontà quel paziente in materia di trattamenti sanitari, se quel paziente vuole che ci sia alimentazione e se vuole che si insista con i trattamenti».

Invece siamo al punto che ci si deve affidare a un trucco, a un escamotage per sperare che le proprie Dat restino e possano essere consultate in caso di bisogno. Non c’è che dire, proprio un bel modo di realizzare e concretizzare un diritto fondamentale dei cittadini.













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