Battaglia in Tribunale per l’eredità milionaria

Un uomo è morto lasciando un testamento scritto a mano che esclude la compagna di una vita e due nipoti. E’ stata presentata querela per falso



TRENTO. Beni immobili, conti corrente, investimenti e perfino un bar. L’eredità lasciata da un uomo morto all’ospedale di Borgo Valsugana il 21 novembre del 2008 era di quelle che possono venire definite a buon diritto cospicue. I periti hanno calcolato almeno un paio di milioni di euro di valore. Abbastanza per scatenare una battaglia legale che va avanti da quasi cinque anni. A dimostrazione di come, al di là dei vincoli di sangue e degli affetti, per molti contano soprattutto i soldi.

Tutto è iniziato il mese dopo la morte, quando un amico del defunto ha depositato presso un notaio della Valsugana un testamento olografo, cioè scritto a mano, con il quale venivano esplicitamente esclusi dalla spartizione ereditaria due nipoti, figli di un fratello, e la compagna di una vita che lo aveva assistito durante gli anni di una dolorosa malattia. L’uomo non aveva figli e non era sposato, mentre aveva fratelli e sorelle. Nel testamento venivano nominati alcuni nipoti, non tutti, e l’amico che aveva depositato il testamento presso il notaio.

Non solo. Nel documento sia la sua compagna che i due nipoti esclusi venivano definiti come persone avide che erano soltanto interessate ai soldi. Quando hanno visto questo testamento, gli esclusi, come è ovvio, hanno voluto vederci più chiaro e si sono rivolti all’avvocato Martina Gagliardo che ha prima presentato querela di falso, come previsto dalla legge, e poi ha impugnato il testamento davanti al collegio del Tribunale presieduto dal giudice Aldo Giuliani.

Il testamento olografo riportava la data del 14 novembre 2008, ovvero appena una settimana prima della morte dell’uomo. La cosa è subito sembrata strana perché pochi giorni prima l’uomo si era rifiutato di dettare le sue ultime volontà al notaio che era andato appositamente da lui in ospedale. L’uomo non aveva voluto dettare il testamento, quindi sembra strano che pochi giorni dopo possa aver scritto di suo pugno le sue ultime volontà. Questo anche perché quel giorno venne sottoposto a un esame invasivo e molto doloroso che si chiama puntato sternale. Secondo i testimoni, tra i quali una sua dipendente, quel giorno l’uomo aveva perso molto sangue ed era stato imboccato, quindi non poteva avere le forze per scrivere un lungo documento a mano. Non solo. Le persone presenti per tutto il giorno nella sua stanza non lo hanno mai visto scrivere.

Altro elemento che non quadra è l’apprezzamento nei confronti della sua compagna e dei due nipoti esclusi. A sollevare sospetti soprattutto i giudizi critici nei confronti della compagna, definita come una persona interessata solo ai soldi. Un giudizio che stride con il fatto che l’uomo aveva intestato alla compagna, che gli era stata sempre vicina nelle fasi della malattia, anche una polizza vita.

Inoltre, il testamento olografo è stato confrontato da una consulente grafica con altri numerosi documenti che erano stati sicuramente scritti dal defunto. La perita è arrivata alla conclusione che l’uomo non ha scritto quel testamento. In base a tutti questi elementi gli esclusi hanno impugnato il testamento che decide sulla destinazione di un patrimonio piuttosto ricco.

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