Barriere antirumore, esposto in Procura

I residenti di Cristo Re: norme disattese e promesse non mantenute, l’ambiente è ormai degradato



TRENTO. Esasperati da anni di promesse senza alcun seguito, i residenti del quartiere di Cristo Re si rivolgono alla Procura con un esposto in cui denunciano la mancata adozione di misure per tutelare i cittadini dall’inquinamento acustico. La ferrovia che attraversa il quartiere - spiegano nel documento - ha reso la loro vita impossibile per il rumore e le vibrazioni a tutte le ore del giorno e della notte. E di fronte alle richieste dei residenti, fondate non solo sul loro disagio ma anche sulla giurisprudenza europea e nazionale, che tutela il diritto a un ambiente di vita salubre (anche per quanto concerne l’inquinamento acustico), gli amministratori locali - ex presidenti ed assessori all’ambiente e alla salute della Provincia, il sindaco stesso - hanno fatto finora orecchie da mercante. Chi abita nella zona di via Lavisotto vive da tempo un disagio che con gli anni e l’aumento del traffico ferroviario è andato crescendo.

Con il passare del tempo si sono affastellate normative a tutela dei cittadini e promesse a favore del quartiere. Tutti avevano sperato che le annunciate barriere antirumore venissero installate lungo la linea ferroviaria in uno dei tratti cittadini a maggior densità di popolazione. Misure previste nel progetto preliminare del 2000, elaborato dall’Azienda provinciale protezione ambiente (Appa) e «divenuto parte integrante - spiegano i residenti nell’esposto - e sostanziale dell’Accordo generale perfezionato il 26 luglio 2006 tra Provincia e Rfi Spa». Ma si trattava di impegni vani, benché, come osservano gli abitanti di Cristo Re «condizioni ed effetti dl disturbo (...) si sarebbero potuti eliminare già da un decennio, se l’amministrazione pubblica delle rispettive competenze regionali, provinciali e comunali e nelle rispettive funzioni di controllo e vigilianza, avesse ottemperato alle disposizioni introdotte dalla legge 444/95 che stabilisce principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico e principi generali desumibili dalla stessa legge e vincolanti anche per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano». Se non bastasse, il Regolamento di esecuzione in materia di inquinamento acustico, che risale al gennaio 1999, la bellezza di 15 anni fa, stabilisce le norme per la prevenzione e il contenimento del rumore originato dalle ferrovie. Tutte disposizioni disattese, tanto che ad oggi non è stato compiuto alcun passo concreto non solo per l’effettiva installazione delle barriere antirumore, ma persino per le operazioni preliminari: «Ad oggi - recita l’esposto - non risultano nemmeno predisposte le mappature acustiche e i piani d’azione degli assi ferroviarie» previste peraltro dalla legge e dalle direttive europee. La sostanza è che le barriere non figurano nemmeno tra le priorità, per un quartiere in cui i limiti del rumore sono superati tutti i giorni. (gi.l.)

 













Scuola & Ricerca

In primo piano

Il caso

Chico Forti lascia il carcere a Miami, rientro in Italia più vicino: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia. Lo zio Gianni: "Speriamo in tempi brevi"

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
IL PRECEDENTE Nordio: "Gli Usa non dimenticano il caso Baraldini"
COMPLEANNO Chico Forti, 64 anni festeggiati in carcere: "Grazie a chi mi è vicino" 
IL FRATELLO DELLA VITTIMA Bradley Pike: "E' innocente"

CASO IN TV La storia di Chico in onda negli Usa sulla Cbs