Arcese preso di mira dai gabbiani

Sopra il magazzino centinaia di pennuti provenienti dalla discarica: danni ingenti


Gianluca Marcolini


ARCO. Hai voglia a lamentarti di qualche piccione che svolazza fuori dalla finestra e che lorda il balconcino o il davanzale. All'Arcese Trasporti, da qualche tempo a questa parte, sono letteralmente sotto assedio. A sferrare l'attacco non sono le ditte di autotrasporti concorrenti ma un nutrito stormo di gabbiani che ha preso dimora sul tetto dello stabilimento. Una presenza a dir poco ingombrante che ha già provocato ingenti danni al magazzino sottostante.

L'unica controffensiva possibile è spaventare i pennuti affinché se ne stiano il più lontano possibile. Da qui l'idea di utilizzare dei piccoli "cannoni" che sparano in aria decibel sufficienti allo scopo.

Ma ad Arco la convivenza fra abitanti e volatili è da sempre molto complicata. Cinque anni fa il problema aveva addirittura assunto le proporzioni del caso politico, a tal punto da costringere l'allora sindaco Renato Veronesi a prendere provvedimenti urgenti per circoscrivere l'emergenza e quindi ridurre, con metodi ortodossi, la popolazione pennuta.

La questione è tornata ad affacciarsi nei giorni scorsi: i bar del centro, supportati da alcuni consiglieri comunali, hanno fatto pervenire al primo cittadino Paolo Mattei la loro protesta, stufi di dover scacciare i piccioni che infastidiscono i clienti e sporcano i tavolini all'aperto. Evidentemente, dopo le contromisure adottate al tempo, che ne avevano limitato la presenza, la città è tornata a riempirsi di questi animali.

Ma la battaglia che quotidianamente combattono gli abitanti e i baristi del centro è nulla in confronto a quella che coinvolge Arcese Trasporti. Lì a dare problemi sono i gabbiani che fanno la spola tra il tetto di uno dei magazzini dello stabilimento e la discarica della Maza. «Un giorno sono stati contati fino a 500 esemplari - spiega, con un filo di rabbia, Eleuterio Arcese - tutti appollaiati sulla copertura di uno dei nostri magazzini». E la cosa si è ripetuta giorno dopo giorno, sempre sullo stesso tetto, dove i gabbiani, oltre a riposare, consumavano il "cibo" che si erano procurati in discarica.

Il risultato è facilmente immaginabile: un lordume indicibile, tra sporcizia ed escrementi, che ha finito per intasare le gronde e i pluviali, provocando - ad un certo punto - anche l'allagamento del magazzino sottostante, dove era depositata la produzione delle Cartiere del Garda, partnership di Arcese. «E' bastato un temporale per causare danni ingenti - prosegue Arcese - quantificati in circa 300 mila euro. Senza contare la necessaria manutenzione del tetto, appena rifatto. Abbiamo fatto presente il problema alle autorità, al Comune e alla Provincia, ma senza risultati».

L'unica soluzione per tenere a bada i gabbiani è riuscire a spaventarli. Un sistema sempre più diffuso, adoperato anche da Arcese fino alla risoluzione del problema, prevede l'utilizzo di cannoncini che sparano a salve (in realtà assomigliano più a dei petardi) oppure che riproducono il verso dell'aquila. L'effetto è garantito. Dopo aver tarato il sistema sulla giusta frequenza di rumore, sul tetto della ditta di trasporti arcense è tornata la pace. C'è da sperare che i gabbiani non impareranno a tapparsi le orecchie.













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