Anche l'Eritrea piange Ezio Campagna

Addio al volontario di Vallarsa. La superiora africana: «Grazie per quello che hai fatto, sarai sempre uno di noi»


Stefania Costa


VALLARSA. «Grazie per quello che sei stato e hai fatto per noi. Sei e sarai sempre uno di noi». Con queste parole, ieri, suor Lettebrhan Berhé ha salutato Ezio Campagna, il volontario del "Tucul" morto mercoledì in Eritrea. Le parole della cappuccina eritrea, superiora della regione, hanno commosso la folla radunatasi nella chiesa di Valmorbia per il funerale.
La gente era talmente numerosa che nemmeno il sagrato davanti al portone della chiesa è bastato a contenerla tutta. Prevedibile. In valle Ezio Campagna era conosciutissimo. Aveva lavorato in Comune, all'anagrafe e poi in biblioteca ed era stato consigliere comunale. Grazie anche alla pensione aveva potuto coltivare la sua passione per la montagna. Era uno dei fondatori del gruppo Sat di Vallarsa, molto attivo nel sociale. Gli amici lo ricordano grande lavoratore, spontaneo e sempre disponibile, pronto a fare fatica ed impegnarsi nella sua valle come in Africa. Dal 1994 il primo viaggio in Eritrea, con l'associazione "Il Tucul", per portare aiuto ai più bisognosi. «Ezio ha fatto venti viaggi in Eritrea - ha detto ieri suor Lettebrhan Berhe' - come gli altri volontari dell'associazione ha rischiato la propria vita, non lasciandoci soli nemmeno quando nel'98 è scoppiata la guerra». «Ti aspettavamo sorridente quella mattina - ha detto la suora eritrea - per darti il benarrivato tra i bambini poveri, in questa terra così bisognosa del tuo aiuto. La tua partenza inaspettata è stata una sorpresa dolorosa». Ezio Campagna, 71 anni, non è riuscito a raggiungere il villaggio di Feledareb, dove doveva lavorare alla costruzione di un acquedotto. E' morto ad Asmara nella notte per un infarto. Lo hanno riportato a casa i sei volontari partiti con lui, «Sono sconvolti - ha spiegato il presidente del "Tucul", Paolo Stoffella - lo siamo tutti noi». «Rimarrai sempre nei nostri cuori» - ha detto la superiora prima di lasciare spazio al saluto che il vescovo eritreo ha voluto portare un alla moglie di Ezio, Anita, e ai figli Michele e Andrea. A celebrare la messa, con voce spezzata, anche don Cornelio Campagna, fratello di Ezio e parroco a Vienna. «Ezio è come una foglia portata nella sua terra dopo un ultimo viaggio nel territorio lontano che amava - ha detto don Andrea -. Non dirò che dobbiamo voltar pagina e il tempo sistema le cose. Domani è un altro giorno, ma porteremo con noi una cicatrice dolorosa, che si farà sentire sempre». «Molte volte, nei registri all'anagrafe, Ezio ha scritto la parola "deceduto" - ha continuato il parroco - ma non è il registro di Dio. In quello Ezio continua a vivere».

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