«Amici anarchici non eversivi» 

L’operazione «Renata». Ieri l’udienza al tribunale del Riesame. Gli avvocati rigettano le accuse di terrorismo L’attacco alla sede della Lega? Danneggiamenti. Gli acquisti di taniche di benzina? Carburante per la motosega



trento. Un gruppo di quattro amici che condividono un appartamento in collina, dividendosi le spese, utilizzando come è normale che sia le auto per andare a fare la spesa, andare all’università o al lavoro. Con una sola colpa, quella di essere anarchici e di non sopportare di essere intercettati e ripresi in ogni momento della loro giornata. Così gli avvocati difensori dei sette anarchici arrestati nell’ambito dell’operazione «Renata» descrivono i loro assistiti nella memoria difensiva, rifiutando tutte le accuse (associazione con finalità di terrorismo ed eversione per quattro, senza vincolo associativo per gli altri tre) mosse dalla procura e avvallate dal gip che ha deciso per tutti l’arresto (in carcere, tranne una che è ai domiciliari).

Il riesame.

Ieri c’è stata l’udienza davanti al tribunale del riesame richiesta dai difensori (Giampiero Mattei, Bonifacio Giudiceandrea e Andrea de Bertolini). Un’udienza lunga durata quasi due ore nella quale accusa (pm Davide Ognibene e Pasquale Profiti) e difesa si sono confrontati sui reati contestati. E i giudici si sono riservati sulla decisione finale: hanno tempo fino a domani per comunicare la conclusione alla quale sono arrivati. Che potrebbe essere nel senso di una conferma di quanto scritto nell’ordinanza, oppure nella scarcerazione di tutti o alcuni degli arrestati. I difensori hanno anche portato la disponibilità di alcune persone di ospitare gli attuali ristretti nel caso venga scelta l’opzione degli arresti domiciliari. Un’udienza dunque lunga con la contestazione da parte della difesa delle accuse mosse: non sono dei terroristi, ma degli amici uniti dall’ideologia anarchica.

Danneggiamenti-eversione.

Per i legali, mancherebbero le caratteristiche di gravità, precisione e concordanza nella ricostruzione dei reati fine che vengono contestati. E sottolineano come non qualsiasi azione violenta può essere ricompresa nel concetto di eversione. Un’analisi in diritto che porta a sostenere che manchino i presupposti per configurare l’associazione con finalità di terrorismo ed eversione. Reato che ha fatto scattare la misura cautelare. E poi ci sono le contestazioni per ogni capo d’imputazione. E fra questi c’è anche la bomba carta che ha ridotto il frantumi la vetrata della sede di Ala della Lega, la notte prima dell’arrivo del vicepremier Matteo Salvini, impegnato nel tour elettorale. Un quadro indiziario dettagliato - si riconosce - ma di un atto di danneggiamento non certo di terrorismo. Per gli altri episodi, viene respinta con forza ogni accusa. L’attentato al Finonchio legato alla presenza (giorni prima) di alcuni anarchici al Moietto? Partecipavano ad una sagra di paese. La benzina acquistata e messa in una tanica? Doveva servire per alimentare la motesega. Gli zaini che uscivano dalla casa di Bosco di Civezzano vuoti e tornavano pieni? Erano probabilmente carichi di legna. La presenza in zona della macchina di un’indagata un’ora prima dell’attentato all’agenzia interinale? Un fato casuale, e assolutamente possibile.

Incidente probatorio.

Annunciata anche l’intenzione da parte della procura di effettuare delle perizie su alcuni reperti che sono stati acquisti nel corso dei sopralluoghi sui vari eventi e durante le perquisizioni. Una verifica che verrà fatta probabilmente sotto la forma dell’incidente probatorio visto che si tratterebbe di analisi non ripetibili. E quindi da effettuare con tutte le tutele anche per gli indagati.













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