ACCOGLIENZA

Alloggi per i profughi, solo in dieci rispondono

Fedrigotti: «Soddisfano solo un decimo della richiesta, per ora nessuno albergo». La Provincia in cerca di un centinaio di appartamenti, per gruppi di 4- 5 persone


di Sandra Mattei


TRENTO. Il bando per reperire alloggi dove ospitare i profughi, destinati ad aumentare anche nella nostra provincia (anche ieri sono sbarcati in più di 300 a Trapani), è uscito tre giorni fa. Si tratta di appelli periodici che la Provincia pubblica, indirizzati in particolare a proprietari di strutture alberghiere e di appartamenti, perché la politica dell’accoglienza adottata in Trentino è di privilegiare la distribuzione in piccoli gruppi dei richiedenti asilo politico, in modo da inserirli meglio nella comunità. Ad ora, i Comuni che hanno accolto gli stranieri che fuggono dalla guerra e dalla fame sono solo 40 su 169. Ma anche sul fronte del reperimento di appartamenti da parte di privati, le cose non vanno molto meglio.

Il punto lo fa Silvio Fedrigotti, dirigente dell’assessorato delle politiche sociali: «Abbiamo ricevuto ad oggi la disponibilità di una decina di appartamenti privati, ma nessun albergo. Sono alloggi sparsi un po’ su tutto il territorio provinciale, ma sono offerte che si riferiscono a fine luglio e primi di agosto. In totale potrebbero ospitare una cinquantina di persone, un po’ poche. Noi continueremo ad andare alla ricerca di nuove disponibilità, sperando che con l’inizio dell’autunno le cose vadano un po’ meglio».

Il bando parla della necessità di reperire dagli 80 ai 100 alloggi, per ospitare dalle 4 alle 5 persone ognuno. Insomma, la ricezione dovrebbe essere per 400 persone. «L’obiettivo - ripete l’assessore Luca Zeni - è di sollevare le strutture di prima accoglienza dall’eccessivo affollamento, come può succedere nella residenza Fersina e a Marco, che ospitano rispettivamente 250 e 100 soggetti. Stiamo tenendo i contatti con i sindaci e le Comunità di valle perché anch’essi si attivino per reperire alloggi presso i privati». Il contratto, è bene ricordare, viene stipulato direttamente con la Provincia, e prevede un affitto fino ad un massimo di 150 euro a persona ospitata, secondo una valutazione tecnico-sociale da effettuarsi dopo un sopralluogo. Nonostante la Provincia si faccia garante del pagamento dell’affitto e di eventuali spese condominiali, nonché del ripristino di eventuali danni o rotture causate dagli inquilini, i privati non sembrano rispondere numerosi l’appello provinciale. Marco Gabardi, presidente Anama (Associazione nazionale agenti d’affari in mediazione), afferma che solo due clienti hanno chiesto consiglio sull’eventualità di offrire un appartamento per i profughi. «Del resto il periodo estivo - aggiunge Gabardi - non è dei migliori e non c’è stata occasione di avere un confronto con i colleghi. I dubbi sollevati dai clienti riguardano non tanto l’aspetto economico, ma il rischio che ci si ritrovi con un appartamento danneggiato. È chiaro che la Provincia paga l’affitto, dunque non c’è il rischio del mancato ritorno, ma chi ha una proprietà cerca di mantenerla nelle condizioni migliori. In definitiva, chi decide di offrire un alloggio, lo fa per spirito umanitario».

Interviene anche Severino Rigotti, presidente della Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d’affari) che dichiara come un anno fa ci siato un accordo tra la categorie e il Cinformi. I nostri agenti si erano attivati - spiega Rigotti - di reperire alloggi, su richieste precise della Provincia che aveva indicato anche le valli dove servivano di più, come la val di Non, il Primiero, la Valle dei Laghi. Venti gli appartamenti offerti, ma solo un paio è stato occupato».













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