Allevamento, professione per giovani

Il presidente Cenci: «Sono in costante aumento». In Bassa e Tesino l’Unione raccoglie 139 soci che gestiscono 5 mila bovini


di Marika Caumo


BORGO. Sempre più giovani scelgono l'agricoltura e l'allevamento. Di fronte alla crisi economica il settore tiene e cresce, grazie anche alle nuove leve. Ragazzi che, non trovando lavoro nelle aziende ed industrie della zona, optano per l'agricoltura. Un fenomeno questo di cui si è discusso nel corso dell'annuale assemblea dell'Unione Allevatori di Bassa Valsugana e Conca del Tesino, convocata ieri mattina al bocciodromo comunale.

Ne ha parlato il presidente locale Antonio Cenci, dicendosi soddisfatto del sempre più massiccio avvicinamento dei giovani a questo settore, che vanno incoraggiati e seguiti, e ricordando l'importanza del rapporto tra turismo, agricoltura, allevamento e mondo della scuola. Accanto ai giovani che negli ultimi anni hanno intrapreso questa professione, infatti, ci sono quelli che potrebbero farlo nel prossimo futuro, visto che sempre più studenti si iscrivono all'Istituto Agrario di San Michele. «Alla base c'è la passione per questo lavoro ma anche maggiore attenzione e sensibilità al nostro territorio, si rendono conto che questo è il futuro», ha spiegato. Già perché, come ricordato a più voci, l'agricoltura è l'unico settore che non ha risentito della crisi. O ne ha risentito in modo marginale. «Soffriamo meno degli altri anche se il forte aumento del costo dei cereali ha corroso il margine di guadagno previsto», ha aggiunto il presidente provinciale della Federazione allevatori Silvano Rauzi, il quale ha annunciato la volontà di istituire un corso per fecondatori, ora presente solo a Padova e Pavia. Ad ascoltare una platea particolarmente folta.

I numeri snocciolati da Cenci sono di tutto rispetto: 139 associati all'Unione per circa 5mila capi bovini, con la Federazione che ha effettua controlli in 76 aziende e 1.900 vacche. Controlli sul latte, genetica e qualità della razza, altro aspetto rimarcato. Più volte, infatti, è stata ribadita l'importanza di acquistare i capi in Trentino Alto Adige e non all'estero. «Rivolgetevi alle aste pubbliche qui perché siamo monitorati, fuori invece non ci sono le garanzie e si rischia di mettere a repentaglio le razze esistenti sul territorio», ha ammonito Mario Tonina, del settore commerciale della Federazione. Invito sottoscritto anche dal dirigente dell'ufficio periferico Asl di Borgo Giovanbattista Turra, il quale è intervenuto sul cosiddetto "morbo di Johne", paratubercolosi che ha colpito alcuni capi in Provincia. Nel 2012 su 1.400 allevamenti monitorati erano un 20% gli allevamenti risultati positivi di cui solo 25 hanno più di un capo interessato. Per questo sta partendo un piano di risanamento, che coinvolgerà i bovini con meno di 36 mesi.

Dal canto suo l'assessore provinciale Tiziano Mellarini ha ribadito l'impegno per la difesa dell'agricoltura di montagna assicurando che le risorse impegnare rimarranno quelle del 2012 (che rispetto agli anni precedenti hanno subito un taglio del 2%). E' stata riaperta anche la graduatoria delle domande sul Psr presentate nel 2011. Il mercato da segnali positivi, ha ribadito l'assessore, mostrandosi però preoccupato per l'avanzare dell'agricoltura industriale, che mette in difficoltà quella trentina.

Presente anche il presidente della Comunità Sandro Dandrea e quello della Fondazione De Bellat Mario Dandrea, il quale ha ricordato i due progetti portati avanti dalla Fondazione attraverso un concorso di idee. Il primo, già avviato, relativo alla valorizzazione dei prodotti locali, il secondo riguardante la valorizzazione della tenuta in località Spagolle. E qui sono arrivate 5 proposte ora al vaglio. La Fondazione realizzerà anche un marchio, che si potrà richiedere per i prodotti locali previa sottoscrizione di un disciplinare.

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