spizzichi di normalità

Al cinema con la mascherina: i trentini tornano a divertirsi

Prima serata al “Nuovo Roma” per la proiezione del premio Oscar “Nomadland”. La gioia degli spettatori: « In questi mesi ci siamo dovuti accontentare dello streaming, ma il cinema è tutta un’altra cosa»

LE IMMAGINI: i volti felici degli spettatori trentini alla "prima" cinematografica


Fabio Peterlongo


TRENTO. Oggigiorno per andare al cinema occorre seguire una trafila piuttosto laboriosa. Prima di tutto, occorre prenotare. Poi, si fa la fila alla cassa rigorosamente distanziati. E lì, non può mancare la rituale disinfezione delle mani. Poi, la misurazione della temperatura. Si compila un piccolo modulo con nome e contatto telefonico. Si entra in sala e si raggiunge il proprio posto a distanza di sicurezza dagli altri spettatori. Ci si siede, ma non ci si toglie la mascherina. Va tenuta per la durata della proiezione. Anzi, al termine dei trailer, sullo schermo del Cinema Nuovo Roma compare una foto dello “Zorro” di Antonio Banderas che intima sornione: «Indossate correttamente la mascherina!». E così, mentre tratteniamo un sospiro di emozione, le luci si abbassano, inizia lo spettacolo. E dopo sei mesi di chiusura delle sale, gli occhi degli appassionati languono famelici di cinema.

Sullo schermo del “Nuovo Roma”, scorre “Nomadland”, premiato con gli Oscar al miglior film, miglior attrice (Frances McDormand), miglior regia (Chloé Zhao), miglior sceneggiatura non originale. Non si può immaginare un film migliore per riappropriarsi delle sale dopo un anno di limitazioni, in cui a poter viaggiare è stata solo la fantasia. “Nomadland” apre lo sguardo sui panorami scarni e primordiali del Midwest americano, fa immaginare d’essere a bordo del furgoncino dove vive la protagonista, che conduce una vita da senza fissa dimora, spostandosi tra gli accampamenti dei tanti “nomadi” che attraversano il cuore dell’America. Alla ricerca di un lavoro e di un luogo dove trovare la serenità perduta. Luogo che forse non esiste perché quella della protagonista è una fuga dai fantasmi del suo passato, che la seguono ovunque vada. “Nomadland” è un’avventura per gli occhi, che non sanno dove poggiarsi sullo schermo gigantesco, attirati da una miriade di particolari. Quei particolari che avevamo dimenticato di poter ammirare dopo un anno di film guardati in streaming, mutilati sugli schermi da 13 pollici dei nostri computer. È tutta qui la grandezza del cinema: un’esperienza immersiva, che ti porta in un altrove in cui non sei mai stato e che però, grazie ad un film, ti sembra di aver visitato.

Un’emozione condivisa dai 75 spettatori che hanno popolato la sala del “Nuovo Roma” nel primo spettacolo di ieri, quello delle 17. Alla proiezione successiva, quella delle 19:30, si preannuncia un pubblico ancora più numeroso: «Abbiamo ricevuto in tutto duecento prenotazioni», rivela il titolare di Cineworld Massimo Lazzeri, seduto in cassa a staccare i biglietti, «Questa ripartenza è difficile viste le condizioni del mercato, che non offre molti film di richiamo commerciale, ma quasi solo film un po’ di nicchia. Ma siamo emozionati e soddisfatti d’aver riaperto. Aspettiamo con ansia il Trento Film Festival».

Anche tra gli spettatori in attesa si percepisce l’adrenalina delle “prime volte”. Alcuni non entrano al cinema da più di un anno. È il caso di Maurizio e Giulia Larcher, padre e figlia: «Se devo dire quanto mi è mancato il cinema da “uno a dieci”, la risposta è “dieci” - commenta Giulia entusiasta - In questi mesi ci siamo dovuti accontentare dello streaming, ma il cinema è tutta un’altra cosa». Maurizio non è preoccupato della sicurezza sanitaria: «C’è il distanziamento, indossiamo la mascherina Ffp2, sono sereno». Salta agli occhi la presenza di giovani e giovanissimi, che il luogo comune vorrebbe “disinnamorati” della sala cinematografica, avidi fruitori di contenuti in streaming: «Non è così - commenta la diciassettenne Giulia Obrist -. Lo streaming non è nemmeno paragonabile al cinema». Le fa eco l’amico diciottenne Valerio Ferrari: «Il numero di persone che vanno in sala si è sicuramente ridotto, ma l’esperienza del cinema è insostituibile». Ancora più entusiasta il trentaseienne Alessandro Miluzzi: «Al cinema c’è il contatto con le persone, si scambiano opinioni, si chiacchiera. Il cinema è un’esperienza magica, altro che Netflix e compagnia». La signora Elena Robecchi, veterana cinefila, al termine di “Nomadland” si dice persino commossa: «È un film meraviglioso. L’attrice protagonista è straordinaria. E che dire della musica?». Mentre usciamo per lasciare posto agli spettatori dello spettacolo successivo (il secondo ed ultimo della giornata, per via del coprifuoco), incrociamo gli studenti Linda Borgogna di ventiquattro anni e Sebastiano Guarnera di ventidue anni, anch’essi frementi dall’astinenza da cinema: «Sono un appassionato, prima della pandemia venivo al cinema almeno una volta ogni due settimane - racconta Sebastiano - Non so se questa è la riapertura definitiva, visti tutti questi continui tira e molla. Speriamo!». Linda evidenzia come il cinema a differenza dello streaming sia capace di sorprendere: «Amo i servizi in streaming, ma lì i contenuti vengono proposti sulla base delle tue preferenze e dei tuoi precedenti “consumi”». Al cinema al contrario, quello che capita capita: «E spesso si scoprono film che sorprendono ed emozionano», riflette Linda.

Insomma, il cinema è tornato. Ci è mancato molto. Speriamo che non se ne vada più via.













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