«Addio Enzo, maestro e intellettuale» 

Alla cerimonia laica nell’aula di Sociologia per Rutigliano si sono alternati ricordi affettuosi di ex studenti e colleghi


di Sandra Mattei


TRENTO. «Rigoroso». «Insegnante appassionato». «Intellettuale libertario». «Radicale, ma mai estremista». Sono solo alcune delle definizioni pronunciate per dare l’ultimo saluto ad Enzo Rutigliano, prima studente e poi docente per 40 anni a Sociologia. Un funerale laico, il primo in assoluto, che si è svolto nell’aula Kessler di Sociologia. In quell’aula che fu in passato la sede del movimento studentesco e poi dedicata al fondatore della prima facoltà di Scienze sociali, si è riunita una folla per la cerimonia degli addii: ex compagni di studi e colleghi di Rutigliano, studenti di ieri e di oggi, stretti attorno alla moglie Pia ed alla figlia Bianca, davanti al feretro coperto da rose rosse. Nel ringraziare tutti i presenti, la moglie Pia alla fine della commovente cerimonia, ha pronunciato le parole più toccanti di amore e stima nei confronti di «Enzino», come tutti lo chiamavano: «La natura si è accanita su di te con impegno, quasi per controbilanciare le tue qualità intellettuali, ma tu hai indispettito la morte fino all’ultimo». È seguita a questo ricordo intimo, la lettura di una poesia di Hölderlin tradotta dallo stesso Rutigliano, con il sottofondo della Quinta di Mahler, che ha chiuso le due ore di ricordi e testimonianze per Rutigliano, intervallate dal commento musicale del gruppo musicale Renato Dionisi (Zanon a l viloncello, Deguchi al violino e Barbieri al flauto traverso) .

Una cerimonia che si è tenuta grazie alla disponibilità dell’Ateneo, rappresentato dal rettore Paolo Collini e dal professor Mario Diani (ieri impossibilitato a partecipare) direttore del Dipartimento di Sociologia, su richiesta di Marco Boato, intimo amico e compagno di «Enzino» fin dal suo arrivo a Trento dalla Puglia, il 3 novembre del 1968. Il saluto, quello di Boato, molto personale perché legato ai ricordi di cinquant’anni fino agli ultimi giorni di vita: «Enzo partecipò subito all’università critica, un esempio unico di cogestione tra studenti e docenti per una nuova didattica. Da lì deriva la sua formazione e la sua validità di professore: un’anima critica, estranea a qualsiasi rigidità ideologica».

Tanti gli attestati di stima, introdotti dal rettore Collini: «La comunità accademica saluta con orgoglio Enzo Rutigliano, che ha fatto dell’insegnamento e della ricerca la sua ragione di vita. E il suo essere rigoroso e serio, ha fatto crescere generazioni di studenti che ora lo ricordano con affetto». È toccato a Gaspare Nevola, che ha condiviso con Rutigliano l’insegnamento di Storia del pensiero sociologico, tracciare un ricordo legato soprattutto alla sua didattica: «Per Rutigliano insegnare era una vocazione e le sue lezioni erano molto particolari perché oltre all’insegnamento ex catedra riusciva ad instaurare un dialogo con gli studenti». Non a caso sono intervenuti due studenti che hanno raccolto l’eredità di Rutigliano, Domenico Tosini, che ha preso il suo posto nell’insegnamento di Storia del pensiero sociologico ed ha ricordato la sua convinzione che la scienza non è nulla se non è sorretta dallo spiritio critico. Anche Riccardo Chesta, ora docente alla Normale di Pisa, ha detto: «Ho avuto il privilegio di conoscerlo e di aver potuto apprezzare la sua capacità di maestro, che sapeva vedere le capacità interiori delle persone, un intellettuale libertario e molto ironico».

Vincenzo Calì, già professore di Storia contemporanea si è augurato che gli scritti di Rutigliano incrementino il Fondo Rostagno della Fondazione Museo storico trentino, quindi ha letto un saluto di Pierangelo Schiera, ex preside di Sociologia che lo ha elogiato per avere costruito il suo percorso di studi con un taglio mitteleuropeo, diventando un intellettuale oltre i confini italiani. Un altro collega, Bruno Sanguanini , ha ricordato come Enzo, «studente in prima fila, era quello che rivolgeva la prima domanda ai professori e prendeva la parola alle assemblee studentesche dopo i due leader». E Giovanni Pascuzzi ha ripercorso le ultime battaglie di Rutigliano nei confronti dell’istituzione universitaria: la prima quando la rivista Unitn passò dalla versione cartacea a quella digitale. «Ma davvero - scrisse - l’Università deve risparmiare sul mensile di informazione?». E poi la seconda, quando per la riforma Gemini le Università dovettero adottare un codice etico. Il collega Pascuzzi ricorda le parole di Rutigliano: «Ma dobbiamo scrivere i nostri valori etici, come se non fossero alla base della nostra professione?»















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