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Addio ad Erich Abram, signore delle Dolomiti

E' morto a 95 anni l'alpinista che partecipò alla spedizione del K2 e che conobbe la guerra e la prigionia



BOLZANO. Si è spento ieri (lunedì 16 gennaio) a 95 anni Erich Abram, uno dei più grandi alpinisti al mondo. Il suo nome è legato alla famosa spedizione che nel 1954 scalò per la prima volta il K2, la seconda montagna più alta del globo. Insieme a Walter Bonatti e allo sherpa Amir Mahdi trasportò le bombole d'ossigeno necessarie a raggiungere la vetta per Achille Compagnoni e Lino Lacedelli il 31 luglio. Abram, poi, ridiscese al Campo VIII prima della notte del bivacco all'addiaccio di Bonatti e Mahdi a 8.100 metri. Oltre a questo Abram fece il grosso del lavoro della messa in opera delle corde fisse sulla Piramide Nera, la difficile zona rocciosa che si trova poco sotto i 7.000 metri della cima nel Karakorum in Pakistan. Nella sua vita Abram fu anche pilota di piper ed elicottero per il soccorso in montagna aiutando moltissimi alpinisti dopo essere stato frigorista. Con questa attività ha avuto la fortuna e la capacità di girare mondo legandosi particolarmente al Sudan e all'Algeria.

Era nato a Vipiteno nel 1922 poi è cresciuto a Bolzano ed ha studiato a Innsbruck dove iniziò ad affrontare vie molto difficili nel Kaisergebirge. In realtà iniziò ad arrampicare giovanissimo a 14 anni. All'età di 16 anni già dominava il sesto grado. Durante la seconda guerra mondiale fu arruolato nelle Truppe Alpine andando nel Caucaso, in Cecoslovacchia ed in Grecia. In Russia fu fatto prigioniero prima di tornare a Bolzano nel 1947. Sulle Dolomiti cominciò ad arrampicare con un gruppo dell'Alpenverein ed aprì numerose vie in Marmolada ed itinerari impegnativi come il Gruppo Sella e lo spigolo sudest del Piz Ciavazes (1953) o la parete nordovest del Passo Pordoi (1953). Nel 1954 diventa guida alpina e partecipa alla citata spedizione sul K2.

Nel 1955 Abram tenta l'attacco diretto della parete est del Grand Capucin nella Alpi Graie del Monte Bianco in Francia assieme a Toni Egger. Nel 1961, infine, in compagnia di Sepp Schrott ruscì a portare a termine la salita del grande diedro a destra della via Comici Dimai alla nord della Cima Grande di Lavaredo. Nell'agosto 2012 al Salewa Cube Abram presentò il suo libro “Erich Abram, un alpinista bolzanino” realizzato con Augusto Golin. Un momento particolare per un personaggio che non ha mai amato troppo i riflettori, ma che si è molto emozionato ad inaugurare la palestra che Salewa gli ha dedicato. Oltre alla montagna nella sua vita c'è il racconto della guerra, delle opzioni, del fascismo e della prigionia finita solo nel 1947. Un uomo che raccontava storie scalando il mondo con uno sguardo profondo.













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