Acqua e nubi, l'estate nera dei rifugi

Gente con il contagocce e valanga di disdette: «Mai così male da 15 anni»


Laura Lorenzini


TRENTO. Ogni tre giorni uno di pioggia. Temperature basse come mai se ne vedevano da 14 anni. Sole poco o mai nei weekend. E nuvole, tante nuvole: le vere protagoniste di quest'estate anomala ad alta quota. Stagione nera per i rifugi: gente con il gontagocce e una marea di disdette. «Oggi anche i tedeschi guardano il meteo e se è brutto cambiano meta», spiegano i gestori.

Dalla Presanella al Brenta, dal Catinaccio alla Marmolada è un pianto greco, con i gestori che delineano un calo fino al 50 per cento rispetto alle scorse annate. Assenti soprattutto gli italiani, che affollano creste e laghetti nei weekend ma solo se c'è il sole. In picchiata anche gli stranieri, molti dei quali hanno annullato le prenotazioni dirottando le vacanze verso mete più calde.

«Luglio è stato un disastro e agosto è iniziato male», si sfoga Guido Trevisan, del rifugio di Pian dei Fiacconi sulla Marmolada. «Abbiamo perso la metà degli alpinisti che avevano prenotato. Pochissimi i passaggi occasionali. E del resto in queste settimane sembrava di essere in ottobre. La gente indossa calzoncini e maniche corte, ma quando arriva al Fedaia e sente freddo non va più avanti e si ferma».

E' da almeno un decennio, lamenta Mirco Dezulian del rifugio Stavél della Presanella, che non capitava una stagione tanto disgraziata. Il ghiacciaio è coperto di neve come se fosse aprile e fa tanto freddo: «Perfino le capre tremano - racconta -, mentre i turisti se ne restano nelle città. In più spesso ha diluviato. La sera in cui doveva cantare il Coro del Brenta è venuta giù l'ira di Dio. Hanno tutti disdetto e il pranzo ce lo siamo mangiato noi. L'unico dato positivo è che quest'anno non ci sarà l'arretramento dei ghiacciai».

Non va meglio al rifugio Stella d'Italia sul Sommo Alto. Il gestore Claudio Rech delinea una Caporetto: «Bene fino al 14 luglio, poi un macello - dice -. Se il cielo è coperto si fa il 50 per cento in meno, se piove non viene anima viva. Purtroppo abbiamo in gran parte turisti italiani, che se vedono una nuvola restano a casa. Poi, alla prima giornata di sole, piombano tutti assieme e ci fanno morire. Così si perde ritmo ed entusiasmo: non si sa più cosa ordinare e si pagano le spese per niente».

Al rifugio Malga Zugna non aiuta neanche la possibilità di arrivare in auto: «Oggi sono tutti più schizzinosi sul tempo - spiega Luigino Simoncelli -. Vogliono mangiare fuori con il sole. Noi siamo in calo del 40-50 per cento. E a Ferragosto la stagione sarà finita». Sul Catinaccio cerca di essere ottimista Filippo Riz, prima estate di gestione della Stella Alpina Spiz Piaz: «Mi aspettavo di più, ma cerco di prenderla con filosofia. Non mancano francesi, spagnoli e inglesi. Mi spiace constatare che troppi si basano sulle previsioni meteo e non si muovono se la giornata non è soleggiata. Camminare in montagna è bello anche con le nuvole e se piove ci si scalda con la polenta. Bisogna che la gente cambi mentalità».

Concorda Fabio Bernard, del Vajolet sopra Pozza di Fassa: «Si andava meglio quando non c'erano le previsioni. Oggi è stata una giornata buona, ma non è venuto nessuno perché su Internet davano pioggia. Speriamo di recuperare in questo scorcio di agosto, ma il grosso è andato». E settembre? «Se fa bello qualcosa si fa, altrimenti scappano via tutti».













Scuola & Ricerca

In primo piano