la denuncia

«A Trento 300 persone vivono per strada. Taglio netto nei posti di accoglienza»

L'Assemblea antirazzista Trento invia una lettera aperta alle istituzioni: «Esseri umani che non possono essere considerati un'emergenza sociale bensì persone titolari di un diritto negato». I letti ridotti da 1700 a 600 (foto Ansa)



TRENTO. L'Assemblea antirazzista di Trento ha scritto una lettera aperta che vede come primi firmatari enti, collettivi e persone a nome delle 300 persone che, secondo l'organizzazione, vivono per strada in Trentino. "Il Trentino è terra d'accoglienza? Noi chiediamo che lo sia effettivamente" è il titolo della lettera, inviata al presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, al commissario del Governo, Gianfranco Bernabei, al sindaco di Trento, Franco Ianeselli, al presidente del Consiglio delle autonomie locali, Paride Gianmoena, e al questore, Maurizio Impronta.

Le persone che vivono in strada - informa l'organizzazione - sono perlopiù di origine pachistana. "300 esseri umani che non possono essere considerati un'emergenza sociale bensì persone titolari di un diritto negato. Fino a pochi anni fa i posti nei progetti di accoglienza erano 1.700, poi è stata fatta la scelta di ridurli progressivamente a 600", si legge nella lettera.

Si tratta di "persone che hanno diritto a un posto di accoglienza", riporta l'Assemblea antirazzista, che chiede di "ripristinare la corretta procedura di accoglienza delle istanze di asilo da parte delle istituzioni preposte"; individuare una "dignitosa situazione abitativa per tutti i richiedenti asilo che, solo temporaneamente, potrebbe essere la Residenza Fersina"; "tornare progressivamente ad un sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio provinciale, lavorando in sinergia con le comunità locali così come è avvenuto per l'accoglienza delle persone ucraine". La lettera è già stata firmata, tra gli altri, anche da padre Alex Zanotelli, dalla docente universitaria Barbara Poggio, dallo storico Francesco Filippi, dall'avvocato Giovanni Guarini e dal vocalist dei Rebel Rootx, Max Fontanari.













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