Palazzo Fedrigotti ora è in “svendita” 

Da ieri è affidato ad una agenzia roveretana, la Studio Casa. E dai 3 milioni iniziali il prezzo è sceso a 1.690.000


di Luca Marsilli


ROVERETO. È in vendita dal 2011. Allora fu affidato ad una grande agenzia di Roma. Prezzo di partenza 3 milioni di euro. Tanti se guardati con gli occhi della speculazione. Perché palazzo Bossi Fedrigotti a Sacco, coi suoi affreschi ed i suoi stucchi vecchi di 3 secoli, è talmente tutelato che ricavarne i 10 miniappartamenti a piano che ci potrebbero stare non è pensabile. Ma pochi se si pensa a quello che rappresenta: la storia di Sacco. E probabilmente anche il suo bene artisticamente più rilevante: se la gioca con la chiesa di fronte. Comunque sia, nessuno si fece avanti. Qualche anno fa fu affidato ad un altro grande operatore nazionale, stavolta milanese. Il prezzo nel frattempo era sceso gradualmente: 2,5 milioni, poi 2 milioni. Da ieri il mandato a vendere l’edificio è stato affidato ad una agenzia roveretana, la Studio Casa. Se ne occupa Luca Vettorazzo. E il prezzo è sceso ancora: 1 milione e 690 mila euro. Fatte le debite proporzioni, è in svendita. E forse questo ridarà fiato ai moltissimi che già a 3 milioni chiesero che fosse il Comune a mettere al sicuro quel patrimonio. L’esempio di palazzo Grillo (nessuno si offenda, solo lontanamente paragonabile) potrebbe incoraggiare.

Parlandone da immobiliaristi, 7000 metri di parco, 2300 di superficie coperta su 3 piani (più 750 metri di sottotetto) e due grandi cantine all’interrato. Ma è quello che rappresenta e incarna a renderlo unico. Testimone come è non solo di un'epoca e della ricchezza di un casato nobiliare, ma dell'intera storia del borgo fluviale, di cui questo palazzo è la testimonianza più imponente ed integra. I Bossi avevano costruito la propria fortuna col commercio sull'Adige, che per tutto il medioevo fino alla costruzione della ferrovia da parte degli Asburgo aveva costituito «l'industria» di Sacco. Nel 1400 Antonello Bossi aveva comprato l'edificio ed il terreno tra la chiesa ed il borgo storico. Nel 1700 (1760 è la data che compare sul portale) quel primo edificio era stato ampliato e ammodernato, arrivando alla forma attuale. Da allora solo una modesta manutenzione, rispettosissima dei tesori architettonici ed artistici che il palazzo custodisce. Il pubblico negli ultimi anni lo ha potuto visitare per le Giornate Fai e in occasione di «Un borgo e il suo fiume». Originali sono i pavimenti in legno, gli straordinari affreschi (molti dei quali dedicati proprio al fiume e alla navigazione delle zattere), il salone al piano nobile, con arazzi e quadri d'epoca, la cappella. Testimonianza preziosa e praticamente unica della storia di Sacco e dei secoli che ne avevano fatto un borgo ricco e aperto al mondo.

La domanda è come tutto questo si possa sfruttare anche commercialmente. In epoche diverse si sarebbe potuto pensare a una enoteca lagarina, sede di rappresentanza di tutto il settore. Magari con un ristorante stellato. Ma col pubblico che arranca e la Casa del vino già realizzata ad Isera, oggi restano solo i privati. Ma servono spalle solide e ambizioni importanti. Chi si prende la storia di un paese, deve essere all’altezza.

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