«Metallica», l’arte di Giongo incontra quella della figlia

Rovereto. Padre e figlia alla bottega di efesto per rendere duttile, onirica e persino serica, la materia più bruta, scabra, tellurica, primordiale: il metallo. e’ non a caso intitolata “metallica”...



Rovereto. Padre e figlia alla bottega di efesto per rendere duttile, onirica e persino serica, la materia più bruta, scabra, tellurica, primordiale: il metallo. e’ non a caso intitolata “metallica” la mostra aperta (il pomeriggio da martedì a sabato) fino al 7 dicembre alla galleria di roberto pizzini studio 53 arte (in corso rosmini 53), con le sculture di maurizio giongo e i foulards-quadro realizzati dalla figlia costanza. padre e figlia, quasi un controcanto, alle prese con asprezze che mani d’artista trasformano in scrigno d’eleganza. le morbide sete di ozelot (pseudonimo con cui costanza giongo ha scelto di presentarsi al mondo, forse in onore dell’eleganza assoluta del felino evocato) come i non-volumi delle sculture del padre, sembrano poter sfidare con la stessa forza la prepotenza delle leggi che regolano spazio e tempo. linee capaci di smaterializzare acciaio, rame, marmo, che nel loro disegnare lo spazio sanno piegare la natura sorda e coriacea della materia, quelle di maurizio giongo; una materia già in partenza luminosa e docile, come quella dei bellissimi foulards in twill di seta di ozelot, che assume su di sé il rigore della meccanica: composizioni fotografiche, poi stampate su lucida seta, di ingranaggi, catene, ruote dentate dai colori siderali, in parte già corrose, danno forma alla materia e diventano talismani del tempo moderno. per stare in famiglia, a presentare l’allestimento è stato un altro figlio di giongo, tommaso, una laurea in filosofia e un talento naturale per le escursioni in profondità, attorno ai significati reconditi delle cose. “l’arte dev’essere terra straniera – ha esordito – nella quale sentirsi impreparati. un critico non può “risolvere” le opere, per non farle diventare innocue. e’ compito proprio dell’arte essere sorgente di estraniamento”. tra i molti spunti offerti ai presenti dal filosofo, quello inerente il significato stesso di “metallo” cui la mostra rende omaggio; elemento della terra, cuore della terra, nelle mani dell’artista perde il suo valore d’uso per ridiventare magmatico “cuore di tenebra”. A.E.













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