La terra ha tremato un’altra volta tra Mori e Nomesino 

Scossa di Magnitudo 2,3 a otto chilometri di profondità Il Servizio geologico: «Nessun danno, è un fenomeno tipico»



ROVERETO. Quando mancavano 4 minuti alle 9 del mattino, la terra ha tremato. Un botto sordo, come un’esplosione sotterranea, un fenomeno durato pochi istanti, ma che ha fatto sobbalzare sulle sedie parecchi residenti della Vallagarina. La scossa registrata dai sismografi dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia è stata di Magnitudo 2,3, a una profondità di circa 8 chilometri su un’area compresa tra gli abitati di Mori e di Nomesino. Nessun danno è stato rilevato, né a persone né a immobili, e la scossa fa seguito ad altre che hanno già fatto sentire i propri effetti sulla Vallagarina. «Il Basso Trentino - spiega Alfio Viganò del servizio sismologia della Protezione civile trentina - è da sempre il settore a maggior attività sismica della provincia. Ma questo episodio non ha provocato nessuna allerta. La profondità, di circa 8 chilometri, e la magnitudo di 2.3, che tradotta nella scala Mercalli equivale a un terzo-quarto grado, non ha avuto risentimenti in superficie, l’energia si è dissipata senza provocare danni». La scossa di ieri dunque si inscrive, spiega il sismologo, «nella sismicità di fondo di questo settore di territorio». Difficile capire a che tipo di movimenti sotterranei corrisponda il sisma di ieri mattina. «Per eventi importanti, cioè terremoti di grande intensità, è possibile fare delle elaborazioni per sapere di più sul sisma partendo dai dati oggettivi. Ma terremoti così piccoli, di bassa intensità e di brevissima durata - spiega Viganò - sono impossibili da interpretare, anche perché in superficie non ci sono segnali che aiutino a raccogliere dati da elaborare». In ogni caso, nessuno si è spaventato, non ci sono state chiamate al 115 per richiedere l’intervento dei vigili del fuoco, nessun danno. Segno che forse anche i residenti si stanno abituando a periodiche scosse di terremoto. Quella di ieri, per le proprie caratteristiche di intensità, profondità e durata, «è tipica per il Trentino meridionale» assicura Viganò. In particolare, la profondità di 8 chilometri indica che gli effetti che ci si possono attendere in superficie sono più che modesti.

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