«L’A22 inquina  niente coltivazioni nelle vicinanze»

rovereto. Non ci dovrebbero essere coltivazioni nel raggio di 50 - 100 metri dall'autostrada, per via dell'inquinamento che essa produce; sì e no le viti, perché durante il processo di vinificazione...



rovereto. Non ci dovrebbero essere coltivazioni nel raggio di 50 - 100 metri dall'autostrada, per via dell'inquinamento che essa produce; sì e no le viti, perché durante il processo di vinificazione i lieviti si portano via le sostanze inquinanti. «Ma invece adesso ne facciamo un'altra, di autostrada: bene, perché così ci toglierà le sorgenti, ma l'agricoltura ne beneficerà perché berremo vino e le vendite aumenteranno». Una battuta in pieno stile Geremia Gios: il riferimento all'autostrada qui è riferito alla Valdastico. Il professore di economia, ex sindaco di Vallarsa, presidente della Rurale di Rovereto, è intervenuto giovedì scorso, invitato dalla Fondazione Comel, per parlare di agricoltura, ambiente e sostenibilità. Chi è uscito dalla sala del Museo Civico non lo ha certo fatto rinfrancato: l'analisi di Gios, basata su dati e calcoli economici, seppure intervallata da diverse digressioni di humor come nello stile del professore, è stata netta e pessimistica: di fronte al cambiamento climatico la nostra società sta andando a sbattere.

Cambiare logica

«I cambiamenti personali sono utili per l'impegno del singolo, ma in generale poco utili. Servirebbe cambiare logica, accontentarsi di meno. Siamo diventati ipocriti, ci diciamo di "fare cose sostenibili", facciamo l'accordo di Parigi, dove in sostanza si dice "siate buoni". Non credo ci saranno soluzioni radicali come servirebbe, col cambiamento climatico c'è chi ci perde - ad esempio il sud Europa, che si troverà con climi simili all'Africa SubSahariana - e chi ci guadagnerà, come il Nord Europa che avrà più zone coltivabili. Le Alpi saranno una delle zone più colpite, ma anche qui, noi di Vallarsa saremo avvantaggiati perché spenderemo meno per il riscaldamento». Gios non crede che la "catastrofe" verrà dalla carenza di materie prime; a collassare sarà piuttosto il sistema delle istituzioni, dove vede un forte appesantimento sulle procedure rispetto ai risultati (burocrazia, ma non solo). In fatto di agricoltura (Gios scandisce: "Sulle Alpi non c'è nulla di naturale, al di fuori delle rocce") il Trentino e la Vallagarina sono caratterizzate da coltivazioni fortemente intensive, che necessitano di molta energia proveniente dall'esterno: l'impatto è contenuto solo perché c'è poca terra coltivabile. Ma la soluzione non viene dal ritorno ad un sistema arcaico: il nostro è un modello basato sui consumi. Quindi? «Io sono pessimista, il rischio è consistente. L'umanità non è attrezzata per imparare, impariamo quando sbattiamo la testa contro il muro, anche due volte. Forse un aumento più veloce del previsto della temperatura ci farà cambiare idea, possiamo solo limitare i danni, altrimenti una sorta di peste moderna ci colpirà». M.S.













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