Riva piange la scomparsa di Patuzzi 

Il mitico Manlio ha perso la sua ultima battaglia dopo una vita in prima linea, “barricadero” in politica e artefice di eventi


di Matteo Cassol


RIVA. Da tempo in lotta con la sua malattia, è morto ieri, all’età di 75 anni, Manlio Patuzzi, popolare rivano. Polemista nato, se n’è andato dopo una vita “barricadera” rionale – con quell’appartenenza che fa sentire diversi e in qualche misura migliori – e dopo aver lasciato un segno nel tessuto sociale e associativo cittadino, contribuendo attivamente, tra le altre cose, all’avvio del Comitato Manifestazioni Rivane (assieme a Enzo Bassetti e Giancarlo Angelini), e alla riapertura della Ponale, per la quale lanciò e capitanò un comitato a fine 1993. Si spese anche per l’illuminazione a Santa Barbara. “Suo” pure l’Anzolim della Torre Apponale: si occupò della sostituzione del trombettiere alato originale ormai stremato (che consegnò al museo) con un nuovo esemplare realizzato da Franco Righi. Per anni impegnato (fino al 2005) nel “salotto” del chiosco del Brolio, con la compagna Licia Betta era poi passato a servire per sei anni carburante e chiacchiere al distributore di Rione Degasperi, prima di lanciare la sfida quasi permanente ai lucci gardesani. Grande conoscitore e osservatore del lago e delle sue correnti.

Ma gli aneddoti legati a Patuzzi, eletto in Consiglio comunale con i Verdi nel 1990, si sprecano e sono difficili da riassumere. Patuzzi, al di là della passione per la pesca, era alfiere di un ambientalismo originario, come quando assieme a qualche amico rimise in sesto la vecchia, cara spiaggia dello Sperone, un angolo di paradiso gardesano a pochi passi dalla città che la trascuratezza e i rovi avevano praticamente cancellato. Dopo mesi di duro lavoro a titolo del tutto volontaristico, la spiaggetta si era presentata all’estate in forma splendida e subito i bagnanti erano tornati a frequentarla come non avveniva da decenni. Poi però la beffa: venne contestato l’abuso edilizio e allora, amareggiatissimi visto che l’iniziativa aveva raccolto teoricamente anche il plauso dell’ente pubblico, Patuzzi e i suoi, come avevano fatto, si misero a disfare. E dunque, per evitare il danno oltre alla beffa, via panchine, parapedonali, gradini, focolare. E si sradicarono bambù e le altre essenze arboree, lasciando a madre natura l’incombenza di riportare sterpaglie e rovi.

Andando più indietro, leggendaria, nell’estate del 1972, la scommessa stipulata al Maroni tra Manlio e Gianni Farina, personaggi che avrebbero poi accompagnato le cronache rivane su vari fronti (trisàc, politica, pesca), ma che già allora erano famosi per le spacconate e le reciproche, amichevoli punzecchiature. «Sono sicuro d’essere molto più forte di te a remare!», sbottò una sera, Patuzzi, mentre beveva il caffè. «Impossibile», la risposta dell’amico. Mezzo minuto dopo la scommessa era cosa fatta: con l’impegno a procurarsi un compagno di barca e – nel giro di qualche settimana – di stabilire campo di gara nel golfo di Riva, modalità e posta in palio. Vinse Patuzzi assieme a René Marchi, e la “Regata del canal de la Roca”, che riempì le cronache come e più di Canzonissima, divenne istituzionalizzata e proprio per questo, visto il carattere anarchico di chi l’aveva lanciata, poi fu abbandonata.

In molti però non abbandoneranno il ricordo “del” Manlio. Il funerale si terrà lunedì alle 14.30 alla chiesa di Rione Degasperi.













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