Allevatori, il presidente Cenci se ne va 

Assemblea a Borgo dei soci di Bassa Valsugana e Tesino. «Non condivido l’apertura ad esterni del cda della Federazione»


di Marika Caumo


BORGO. Statuto, andamento del mercato, rinnovo del direttivo, il problema del lupo. Tanta carne al fuoco ieri mattina per l'annuale assemblea dell'Unione Allevatori Bassa Valsugana e Tesino. Incontro vivace e a tratti acceso quello ospitato nella sede dell'associazione agraria, con alcune voci critiche sull'attuale operato della Federazione Allevatori.

Ma partiamo dal rinnovo del direttivo. Le cariche erano, infatti, in scadenza e il presidente dell'Unione Antonio Cenci (che in apertura ha relazionato sull'attività svolta nel corso del 2017) ha annunciato l'intenzione di non ricandidarsi. «Da trent'anni sono nella Federazione, anche come vicepresidente, è giunto il momento di lasciare. Anche perché come ho avuto modo di ribadire più volte, non ho mai condiviso la modifica dello statuto che ha permesso l'ingresso di esterni nel cda- ha spiegato, precisando-. Non ho nulla contro il presidente Fezzi ma non è possibile che su 1.200 soci non ci sia uno in grado di fare il presidente. Credo che gli allevatori trentini devono essere in grado di gestire la loro cooperativa e che la Federazione non deva essere un parcheggio per alcuni. Inoltre credo che il presidente deva essere eletto dall'assemblea generale e non dal cda». Oltre a Cenci, che ha invitato gli allevatori a proseguire uniti portando avanti le loro ragioni, rimarrà in carica fino all'assemblea generale di maggio, lasciano Eugenio Campestrin e Luisa Stroppa. Si sono invece resi disponibili Silvio Stroppa, Daniele Dalcastagnè, Fausto Tomaselli e Cornelio Dissegna. A breve il direttivo si troverà per eleggere il rappresentante dell'Unione nel cda della Federazione. Per quanto riguarda i rappresentanti per le razze bovine, saranno Roberto Sandri per la bruna, Federico Lenzi per la pezzata rossa e Michel Pedrin per la frisona.

Da parte sua il presidente della Federazione, Mauro Fezzi, ha ricordato alcune novità tra cui l'elaborazione di uno statuto tipo che consente all'Unione di costituire (come sta avvenendo in Primiero e Val di Sole) un’associazione allevatori, formata dagli stessi soci, che in questa veste giuridica può gestire un suo piccolo bilancio, operazioni fiscali e contributive relative all'organizzazione di manifestazioni. Altra novità l'istituzione di una quota di 5 euro per capo che gli allevatori versano alla Federazione per abbattere una serie di servizi erogati, che va a semplificare le procedure preesistenti. Questione che ha dato il via ad una discussione in cui alcuni giovani allevatori hanno sollevato delle criticità nel rapporto con la Federazione in particolare sul conferimento e l'acquisto dei capi, che li orienta verso commercianti privati. Il presidente Fezzi ha ricordato che in alcune zone della provincia gli allevatori conferiscono alla Federazione il 90% dei capi mentre in altre, come Valsugana e Val di Fiemme, ci sono più difficoltà. «Se tutti i soci conferiscono il costo cala», ha precisato, con il presidente Cenci ed altri allevatori che hanno sottolineato l'importanza dell'ente e della sua funzione, invitando ad avere fiducia.

Presenti anche il direttore della Federazione Claudio Vallorz, prossimo alla pensione, e il dottor Massimo Gentili, che hanno relazionato sull'andamento positivo delle aste, che stanno riprendendo vivacità e sulle attività riguardanti la consulenza, la raccolta vitelli (6.200 quelli conferiti nel 2017, in leggero calo) e i controlli effettuati su 749 stalle e 20mila vacche da latte, di cui 92 aziende valsuganotte per circa 2mila capi. Vivace il settore equino, con 500 fattrici haflinger e 90 norici, di cui buona parte in Valsugana.













Scuola & Ricerca

In primo piano