È la caccia al cinghiale la preferita dai cacciatori 

Abbattuti 40 capi nella riserva di Pergine. Il rettore Andreatta: «È difficile, emozionante e utile per limitare i danni che gli animali causano all’agricoltura»


di Roberto Gerola


PERGINE. Salgono a oltre 40 i capi di cinghiale abbattuti nella riserva di Pergine. Esattamente 42, 29 durante la stagione estiva e 13 nei mesi autunnali.

«Una caccia che sta diventando sempre più interessante - ci spiega il rettore Giuliano Andreatta -, che i nostri cacciatori stanno prediligendo. Ci sono gruppi di amici che effettuano uscite insieme e tornano a casa con un buon bottino. La carne è buona, la caccia è emozionante anche perché il cinghiale non è un animale “facile” per cui l’impegno è notevole in questa specialità, oltre che particolarmente divertente e di soddisfazione. Se poi si considerano i molti danni che i cinghiali provocano all’agricoltura, la loro caccia diventa anche estremamente utile».

Insomma, la caccia al cinghiale sembra essere diventata un’alternativa validissima e uno sport molto seguito.

«Per la maggior parte - aggiunge - i capi sono stati abbattuti sul versante perginese della Marzola (circa i due terzi) mentre i rimanenti sono stati abbattuti nella zona delle Canzane e quindi sul versante sud del Monte Orno. Da dire poi che naturalmente occorre effettuare numerose uscite. Tra estate e autunno sono state oltre 600».

Andreatta segnala l’abbattimento di un cinghiale da 108,5 chilogrammi (un record per il Perginese) da parte di Claudio Fedrizzi (sono cacciatori papà e mamma).

Questo dato sarà al centro dell’assemblea che la Riserva dei Cacciatori di Pergine (120 iscritti) terrà la prossima settimana. Naturalmente, il rettore Giuliano Andreatta illustrerà il bilancio della stagione venatoria. Si parla di 65 capi di ungulati abbattuti. Suddivisi per specie sono: 35 caprioli maschi, 29 caprioli femmine o piccoli, un camoscio jahrling (di un anno), poi due cervi maschi (un fusone e un palcuto) e tre cervi femmine (o piccoli). Continua poi la strage di animali investiti e uccisi sulle strade (11 caprioli, un cervo e una cerva) che insieme ai ritrovamenti (una trentina), ammontano oltre 50 capi.

«Non ci sono stati, invece - ci conferma il rettore - animali vittime del nubifragio di fine ottobre. Nella nostra zona, non abbiamo individuato o trovato animali morti per causa degli alberi schiantati. Ma non abbiamo notizie di possibili capi morti, nemmeno nelle riserve vicine. Probabilmente, è scattato lo spirito di sopravvivenza ed hanno avvertito in anticipo l’evento calamitoso e si sono messi in salvo».

Sicuramente ci sarà qualche conseguenza per la prossima stagione venatoria.













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