Passo Rolle, nuovo scontro sullo sci 

Turismo e ambiente. A due anni dal progetto di smantellare gli impianti, Marino Simoni rilancia: «Colleghiamoci con il passo Valles» Tonina: «Servono idee nuove». Gilmozzi: «È la banalizzazione della montagna». E intanto la funivia da San Martino al passo è solo sulla carta


Andrea Selva


Trento. Passo Rolle torna al centro del dibattito. Se quasi tre anni fa (era l’estate del 2017) teneva banco il progetto di Lorenzo Delladio, titolare de La Sportiva, che puntava a smantellare parte degli impianti di risalita per realizzare il “paradiso dell’outdoor” ora l’ultima ipotesi arriva dal Primiero: «Mentre il Veneto progetta grandi caroselli dello sci da Cortina al Sella Ronda, non possiamo stare a guardare ma dobbiamo pensare al collegamento fra passo Rolle e passo Valles, in modo da unirci alla skiarea San Pellegrino e rafforzare la nostra presenza all’interno di Superski Dolomiti» ha detto l’ex consigliere provinciale Marino Simoni. In Primiero c’è chi sostiene che si tratti dell’avvio della campagna elettorale, ma lui smentisce una sua candidatura alle amministrative del 3 maggio e rilancia: «So bene che tra il Rolle e il Valles c’è la val Veneggia, ma non vedo limiti: i limiti li dà l’uomo e quindi ritengo che sia il momento di parlarne, anche perché le Olimpiadi di Cortina hanno sede anche in valle di Fiemme e il passo Rolle sarebbe perfetto per uno sport destinato a entrare tra le discipline olimpiche come lo scialpinismo».

Per le funivie di San Martino di Castrozza parla Valeria Ghezzi, che è anche la presidente dell’associazione italiana esercenti impianti a fune: «Per il passo Rolle la priorità assoluta è il collegamento con San Martino. Quello che va oltre è un sogno, ma voglio dire che gli impianti a fune possono essere la migliore soluzione di mobilità nei contesti delicati, tra cui anche la valle Veneggia dove l’estate i parcheggi non sono sufficienti per contenere tutte le auto che portano in turisti in quella zona». E anche Ghezzi cita le olimpiadi perché - dice - all’Apt di San Martino sono già giunte richieste di stanze.

Va precisato che il collegamento San Martino-Rolle (senza pensare al Valles) per ora è sempre sulla carta. E a ricordare che nel 2017 si parlava di smantellare gli impianti del passo c’è l’assessore Mario Tonina che a ripensarci vede molta più innovazione nell’idea di Lorenzo Delladio che nella proposta del collega di partito Simoni: «Non abbiamo parlato di questo progetto, ma penso che le idee di lungo periodo, quelle che superano la monetizzazione in tempi brevi, siano altre». E Tonina cita le esperienze di sostenibilità della valle di Sole e della valle di Pejo (dove il comprensorio sciistico può vantare la prima stagione invernale “plastic-free”) mentre - dice - altre località del Trentino stentano ad andare in questa direzione.

Anche l’ex assessore provinciale Mauro Gilmozzi interviene sul nuovo dibattito di passo Rolle. E pure lui prende spunto dall’aria che tira in Veneto in materia di collegamenti sciistici in vista delle olimpiadi: «Sono molto preoccupato - dice Gilmozzi - perché vedo vecchi modelli di sviluppo. È la banalizzazione (venetizzazione?) della montagna, proprio quando la strategia vincente dovrebbe essere la salvaguardia della sua unicità. Il collegamento fra Valles e Rolle è un’idea fuori dal tempo. In contrasto con l’idea di futuro espressa nel Piano urbanistico provinciale che per fortuna tutela l’intera area, in particolare con le “invarianti” Unesco. Se queste sono le premesse per la revisione del Pup non si può che averne paura» conclude l’ex assessore.

Sul fronte del San Pellegrino l’attenzione - più che al Rolle - è concentrata sul nuovo impianto che dovrà collegare Moena con l’area sciistica Alpe Lusia, che fa parte della skiarea del passo. Intanto il dibattito si è infiammato sui social network dove il docente universitario Michele Andreaus, appassionato e studioso del mondo dello sci, ha scelto l’ironia: «Ma perché allora non salire sul Cimon della Pala in funivia? O creare un eliporto al Rolle? In fin dei conti basta “spostare i limiti” vantandosi con il brand Dolomiti Unesco». E Carlo Guardini (per vent’anni impegnato nella promozione del turismo trentino) ha criticato la politica “incapace di visioni di lungo periodo”.













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