IL CASO

Passi, in arrivo 12 varchi elettronici e 24 telecamere: l’allarme dei motociclisti

L'obiettivo dichiarato sarebbe il monitoraggio dei movimenti dei turisti ma c’è chi teme controlli da “caccia alle streghe” 



TRENTO. I motociclisti, hanno già lanciato l'allarme: "Così non verrà più nessuno, stiamo facendo passare il messaggio di una caccia alle streghe". Con le streghe che, nel caso specifico, sarebbero i motociclisti.

Non si sono spenti ancora gli echi dei provvedimenti messi in atto la scorsa estate in Trentino e in Alto Adige, che sullo stesso territorio si torna a parlare di una nuova iniziativa per limitare il traffico sui quattro passi principali: il Sella, il Pordoi, il Gardena ed il Campolongo. Quelli, guarda caso, più frequentati proprio dai motociclisti e su cui in un recente passato erano stati fissati i famosi, e tanto discussi, limiti di velocità per sole moto.

Le istituzioni competenti avrebbero già avviato il bando per la realizzazione di 12 varchi elettronici, con 24 telecamere (una per ogni senso di marcia), che avrebbero lo scopo di monitorare il traffico. Spesa? 200 mila euro circa. Saranno posizionate, per la precisione, al bivio per Sella e Pordoi in tre postazioni; al bivio di Pian del Gralba, tra Sella e Gardena, in altre tre postazioni, a Colfosco, sia a monte che a valle di Corvara, sul passo Campolongo, ad Arabba e sul passo Pordoi. Potranno rilevare la velocità ma non solo, visto che gli strumenti che si andranno ad installare saranno in grado anche di fornire ulteriori informazioni in base al riconoscimento delle targhe, ai tempi di permanenza sui luoghi e ai parametri forniti dai vari veicoli.

L'obiettivo, stando a quanto dichiarato, è appunto il monitoraggio, per capire come, quando e con quali modalità si muovono i turisti. Ma i più maliziosi sono pronti a scommettere che si tratterà dell'ennesima iniziativa volta a scoraggiare la frequentazione di quei luoghi da parte degli appassionati di moto e motori. Già da tempo, infatti, l'argomento è particolarmente dibattuto e non senza aspri scontri. Perché è chiaro che nessuno deve sentirsi autorizzato a comportamenti non consentiti o a scambiare i tornanti di quei luoghi per quelli di un circuito, ma è altrettanto chiaro che i motociclisti rappresentano una fetta importante del turismo estivo in montagna.

Ecco perché la prevenzione e la sensibilizzazione, a detta dei più, andrebbero favorite rispetto ad una repressione senza se e senza ma. Il rischio è che a forza di sentirsi come "non graditi", si finisca con il girare una volta per tutti i manubri e indirizzare le ruote verso altre curve, altri panorami, altri luoghi da scoprire, sostengono i motociclisti.













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