La questione ladina a Strasburgo 

L’associazione Rezia ricorrerà alla Corte europea dei diritti dell’uomo: «La Provincia ci ignora»


di Giacomo Eccher


CLES. Approderà a Strasburgo, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, la questione nonesa ladina dopo il passaggio dell’ordine del giorno alla Camera e l’inerzia della Provincia che si ostina ad ignorare la richiesta di riconoscimento di minoranza linguistica. Questo uno degli annunci fatti ieri a Cles dall’associazione Rezia per bocca della presidente Caterina Dominici che ha anche preannunciato, a breve, la pubblicazione di un vocabolario noneso ladino-italiano e italiano-noneso ladino in edizione tascabile e divulgativa rivolta soprattutto alle giovani generazioni. «Grazie all’interessamento romano di Mauro Ottobre che ha proposto alla Camera un ordine del giorno approvato a margine della legga costituzionale sulla minoranza ladina qualche passo in avanti c’è stato - ha detto la Dominici, affiancata da alcuni soci di Rezia al caffè Europa di Cles dopo avere dispiegato, con qualche difficoltà la bandiera dell’associazione - ma l’ostacolo di fondo rimane la nostra Provincia che si ostina a non rispondere nonostante le due votazioni fatte dal consiglio provinciale, ai tempi in cui c’ero anch’io, con le quali sono stati riconosciuti ufficialmente i numeri del censimento del 2011 e il precedente del 2001, in cui il 25% dei nonesi si è dichiarato ladino. E sì che per la legge 492/1999 dello Stato per attenere questo riconoscimento sarebbe stato sufficiente raggiungere solo il 15%».

Il 15 novembre scorso - come si ricorderà - il Parlamento italiano ha votato le modifiche allo Statuto speciale del Trentino-Alto Adige-Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina, ma dei nonesi non si fa accenno. Questa una delle domande poste alla Dominici nel corso della conferenza stampa, ma l’ex consigliera non si è scomposta più di tanto: «In quella legge si parla di ladini dolomitici, noi siamo ladini reto-romanci. La Camera approvando l’ordine del giorno di Ottobre ha fatto un chiaro atto politico a nostro favore. Purtroppo al Senato la cosa non si è ripetuta, ma il valore politico del voto della Camera rimane anche se vergognosamente disatteso dai politici trentini che si ostinano ad ignorare i 10 mila nonesi che si sono dichiarati ladini al censimento di sei anni fa». Da qui l’idea di ricorrere prima al Consiglio di Stato sulla base di un articolato ricorso predisposto dall’avvocato Massimo Luciani, docente di Diritto costituzionale alla Sapienza di Roma, e quindi in Europa alla Corte di Strasburgo. «Cercheremo anche il sostegno della Commissione per le minoranze nell’ambito dell’assemblea delle Regioni d’Europa», ha aggiunto la Dominici, apparsa battagliere anche se la battaglia, che dura ormai da oltre tre lustri, appare lungi da vedere un epilogo.

Per tener caldo il tema, nei prossimi giorni verrà presentato alla cittadinanza un volume sulla ladinità del noneso con le considerazioni giuridiche del professor Luciani e le note storiche e linguistiche dell’ex deputato Sergio de Carneri e del linguista oxfordiano David Wilkinson. In programma entro Natale pure una conferenza stampa a Roma alla Camera per denunciare - ha detto la Dominici - il comportamento omissivo della Provincia. Del si sta occupando l’Accademia della Lingua Nonesa Ladina presieduta da Candido Marches con l’Editore Francisci di Padova.

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