La cimice asiatica fa paura ai frutticoltori

Cles. La gravità della situazione e le preoccupazioni dei frutticoltori per i danni che la cimice asiatica potrebbe causare nella ormai prossima campagna frutticola, hanno fatto sì che l’auditorium...


Carlo Bridi


Cles. La gravità della situazione e le preoccupazioni dei frutticoltori per i danni che la cimice asiatica potrebbe causare nella ormai prossima campagna frutticola, hanno fatto sì che l’auditorium dell’Istituto Russell ieri fosse gremito di oltre 300 frutticoltori. Altri 100 erano collegati in streaming sul canale Youtube Fem in occasione della 23ª edizione della giornata frutticola. Nel corso della mattinata si è parlato anche di sicurezza in agricoltura e di alternative al glifosato per il diserbo del frutteto. A proposito di sicurezza, sono stati presentati i risultati di una indagine svolta negli ultimi anni, che ha fornito indicazioni sul come ridurre i rischi per gli operatori esposti alle vibrazioni durate il lavoro in agricoltura. Anche la gestione dell’erba e del terreno, temi molto cari a Melinda, che ha collaborato all’organizzazione della giornata, sono stati trattati dai tecnici della Fondazione E. Mach Marino Gobber, Andrea Branz e Mario Springhetti e dai tecnici Claudio Rizzi, Gastone Dallago e Maurizio Chini che hanno parlato del controllo delle malerbe.

Ma l’attenzione era concentrata sulla cimice asiatica e sui modi per combatterla. L’assessore all’agricoltura Giulia Zanotelli, fortemente impegnata su questo tema con tutti i colleghi del nord Italia, ha presentato il piano di azione provinciale (il primo in Italia), per il contrasto al parassita predisposto con il supporto della Fem e del Tavolo Verde. Un piano articolato che prevede una serie di misure per la lotta diretta all’insetto quali: il monitoraggio, la difesa chimica, le reti anti-insetto, le pratiche agronomiche e il controllo biologico. Quest’ultimo è prospettato come soluzione a medio-lungo termine e prevede il controllo biologico attraverso l’azione di altri insetti presenti in natura e particolarmente della vespa samurai. Certo, la soluzione biologica non è dietro l’angolo, secondo il piano saranno necessari 3-4 anni prima che gli insetti parassitoidi possano svolgere un’efficiente azione di controllo della cimice consentendo alle aziende di difendere adeguatamente le proprie colture al fine di tutelarne il reddito. Nel frattempo si pensa alle reti anti-insetto, acquistabili con il contributo della Provincia, ma anche questa misura non è esaustiva. Per questo nel 2020 è previsto un intervento del Fondo di solidarietà per danni da fitopatie.

Certo, ad oggi è ancora la difesa chimica il perno della strategia di contenimento della cimice anche se non è risolutiva, come ha ricordato Gianfranco Anfora del C3A/Centro di Ricerca Fem. Per Claudio Ioriatti, responsabile del Ctt della Fem, nonché componente del gruppo di ricerca costituito a livello nazionale, trovare alternative all’uso della chimica è nell’interesse di tutti. Anche l’appello lanciato alla cittadinanza per coinvolgerla nella cattura di esemplari di cimice asiatica ha già dato i primi frutti: sono oltre 3.000 le cimice consegnate alla Fem. Infine Stefano Carusi del Consorzio Fitosanitario di Modena ha portato l’esperienza maturata i 7 anni di ricerca-da quando la cimice è apparsa- che però non hanno portato a soluzioni in grado di contrastare l’insetto asiatico.















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