intimidazione

Dimaro, testa di pecora davanti casa di un imprenditore ortofrutticolo

Accanto alla testa dell’animale c’era un messaggio in dialetto siciliano con la scritta: "Questa la manda la famiglia che non dimentica l'infamata. La prossima volta vi mandiamo la testa di vostro figlio"



DIMARO. La Procura di Trento indaga per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso dopo che questa mattina presto uscendo per lavoro un noto imprenditore ortofrutticolo di Dimaro, in valle di Sole, ha trovato la testa mozzata di una pecora lasciata sulla soglia di casa.

L'uomo, che è uscito di casa molto presto assieme alla moglie, si è trovato davanti il macabro avvertimento e ha denunciato subito l'accaduto ai carabinieri. Accanto alla testa della pecora, sporco del sangue dell'animale, un messaggio in dialetto siciliano scritto a computer su un foglio di carta A4 . Il senso è: "Questa la manda la famiglia che non dimentica l'infamata. La prossima volta vi mandiamo la testa di vostro figlio". Dai primi accertamenti pare che l'animale fosse stato sgozzato poco prima, vista la presenza di sangue fresco. Inoltre la testa era privo di un orecchio, quello a cui era attaccato il microchip identificativo che consente di rintracciare la provenienza dell'animale. Questa mattina in Procura a Trento si è svolta una riunione operativa con il procuratore capo Sandro Raimondi, i carabinieri della Compagnia di Cles e quelli del Nucleo operativo della Compagnia di Trento. Sulle indagini al momento c'è il massimo riserbo.













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