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Dighe e acquedotti tra storia e progetti futuri

ROMALLO. Partecipata e interessante la serata di Romallo in cui si è parlato di dighe e acquedotti, compreso quello in fase di realizzazione con il sostegno provinciale, ma anche di usi agricoli, di...



ROMALLO. Partecipata e interessante la serata di Romallo in cui si è parlato di dighe e acquedotti, compreso quello in fase di realizzazione con il sostegno provinciale, ma anche di usi agricoli, di cambiamento climatico. Dopo l’apertura del sindaco Silvano Dominici e del presidente del consiglio dei giovani del futuro Comune di Novella, Alberto Iori, si è quindi entrati nel vivo parlando del nuovo acquedotto di Romallo e Revò, una storia che in realtà parte 40 anni fa.

«Il paese che all'epoca soffriva maggiormente della mancanza di acqua era Romallo, sul cui territorio sono partite le prime ricerche di sorgenti. Poi ci si è spostati a Rumo fino ad arrivare alle fonti del Lavazè. Venne creato un consorzio e successivamente, nel 1977, fu approvato il progetto dell’acquedotto», ha ricordato il sindaco. Prima cittadina di Romallo era allora Caterina Dominici e a Revò c’era il sindaco Giovanni Corrà. L’opera, che si sviluppò con una condotta di circa 10 km in acciaio bitumato, costò 700 milioni di lire. L’acquedotto ha servito onorevolmente le due comunità per 40 anni. Il problema principale era quello delle perdite (2-2,5 litri al secondo), che hanno impegnato duramente gli operai addetti alla manutenzione. Ora, però, ha fatto il suo tempo.

E' toccato a Luca Flaim, progettista del nuovo acquedotto, partito nel 2010-2011, illustrare le caratteristiche dell'opera, la cui spesa complessiva è pari a quasi 4 milioni di euro (per la precisione 3.918.892,00). Un'opera importante e onerosa, dunque, per cui fin dall'inizio si decise di suddividerla in più lotti. Il secondo è appena terminato e adesso stanno partendo i lavori per il terzo. I principali obiettivi, ha ricordato il tecnico, sono l'annullamento delle perdite lungo il percorso, il rinnovo dell’impiantistica della mineralizzazione dell’acqua, la realizzazione di un impianto di telecontrollo dalle sorgenti al serbatoio finale, nonché di una mini-centrale idroelettrica, l'incremento della capacità di riserva idrica del serbatoio fra i comuni di Romallo e Revò, la riduzione dei rischi dell’interruzione del servizio.

Una delle sfide del futuro è l’interconnessione con l’acquedotto di Revò e con l’acquedotto di Cagnò e Cloz (un esempio quest’ultimo di buon utilizzo della risorsa). Ma il presente è fatto anche di nuovi sistemi di gestione di telecontrollo e di telelettura dell’acquedotto. A Cloz – ha spiegato Alessandro Benedetti di Euroautomation srl - sono in uso da tempo mentre a Romallo più recentemente. L’obiettivo è duplice: un più attento controllo della risorsa idrica (riduzione dei consumi, dei costi energetici, rilevazione tempestiva dei guasti, manutenzione) e la telelettura dei contatori (fatturazione puntuale, maggiore efficienza dei servizi offerti ai cittadini, minor costo delle risorse umane). Il tutto grazie ad una rete radio che si alimenta con il fotovoltaico, integrata ovviamente dall'informatica.

«Un’opera questa che rappresenta un esempio importante di collaborazione fra territori, perché l’acqua viene captata nel comune di Rumo ma viene utilizzata per soddisfare i bisogni di Romallo e Revò e in futuro del nuovo comune di Novella. La strategia futura è proprio quella di una gestione strategica, sempre più comunitaria e solidale, perché l’acqua è il bene comune per eccellenza», le conclusioni dell’assessore provinciale Carlo Daldoss. Anche a fronte dei costi che essa richiede: in Trentino gli investimenti annui in manutenzione ammontano a circa 30 milioni per la manutenzione ordinaria e 45 milioni per quella straordinaria. In totale oltre 70 milioni all’anno. (g.e.)













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