Battisti a Grenoble 50 anni dopo 

L’albergatore di Ronzone c’è stato con Franco Nones nell’anniversario delle Olimpiadi del 1968


di Giacomo Eccher


RONZONE. Tre “nonesi” alle Olimpiadi, un evento che qualsiasi altra vallata avrebbe festeggiato con le campane! A dirlo è Claudio Battisti, albergatore di Ronzone ma con qualche titolo, e che titoli, per valutare l’importanza di questa affermazione che mette nel mirino istituzioni turistiche, ma non solo quelle, della valle di Non.

I tre “nonesi” sono ovviamente i gigantisti Luca De Alprandini di Tuenno e il bolzanino Riccardo Tonetti (che ha imparato a sciare alla Mendola perché i suoi genitori hanno la seconda casa a Ronzone, dove in pratica Riccardo è cresciuto sportivamente) e il fuoriclasse e plurimedagliato fondista Dario Cologna, targato Svizzera ma di famiglia originaria di Castelfondo. «Ho seguito la gara di Luca e Riccardo in diretta, quasi mi strappavo i capelli per la sfortuna che si è accanita sui due atleti… ma resta l’eccellenza del loro gesto atletico che in valle di Non purtroppo non sanno correttamente valorizzare» - afferma Battisti che di sport (e di Olimpiadi invernali) se ne intende davvero, e direttamente. Non per nulla ad inizio febbraio è stato invitato, con il campione Franco Nones di Castello – Molina di Fiemme, a Grenoble, in Francia, per i 50 anni dai Giochi Olimpici del 1968, gli stessi in cui Battisti come delegato della Fisi aveva festeggiato la prima storica medaglia per l'Italia nello sci di fondo, l'oro di Franco Nones nella 30 km davanti al norvegese Odd Martinsen e al finlandese Eero Mantyranta. Appena tagliato il traguardo il primo abbraccio di Nones fu proprio con Battisti (allora coordinatore per la Fisi di fondo e slittino) che lo attendeva al traguardo.

«Nones fu il primo europeo del "sud" a lasciarsi dietro gli scandinavi. Mai avremmo pensato di battere mostri sacri come russi o scandinavi, un successo sensazionale anche perché alla fine l'Italia chiuse con quattro ori, gli stessi di Francia che con Jean Claude Killy pensava di far man bassa. Poi avevamo Eugenio Monti, il rosso volante del bob» – ha ricordato Battisti in un’intervista all’Arena di Verona prima di volare a Grenoble.

Un’Olimpiade trionfale, quella francese, per i colori azzurri: la Norvegia fu prima nel medagliere, seguita dall'Unione Sovietica, poi la Francia, quindi l'Italia con un bottino superiore a tutte le altre edizioni invernali messe insieme. «Avevo 28 anni e non avevo timori referenziali tanto che ho denunciato la slealtà delle tedesche dell'Est che scaldavano le lamine dello slittino prima di partire. Infatti avevano l'albergo ai piedi della pista, arrivavano con i pattini già caldi. Per questo furono squalificate, e vinse la nostra Erika Lechner» – ricorda Battisti che tra l’altro è stato il consigliere più giovane della Fisi.

Con Franco Nones, con cui ha mantenuto una profonda amicizia anche oltre lo sport, Battisti il 6 febbraio scorso è stato ricevuto dal sindaco di Grenoble insieme alle leggende francesi Killy e Fleming e a varie medaglie d’oro di quella edizione dei giochi olimpici, tra cui appunto il nostro Nones. Adesso Battisti sta lavorando per organizzare un incontro con i tre citati atleti “valligiani” (De Aliprandini, Tonetti, e il “sogno” Cologna) per una rimpatriata amarcord sulle nevi dell’Alta valle di Non. «Forse grazie al sostegno di Franco Nones che ha ottimi contatti con il papà di Cologna ci riuscirò anche se il fuoriclasse noneso-svizzero è ormai una star internazionale con tanto di ufficio stampa e di agenzia che gli cura impegni ed immagine» - conclude l'albergatore che nel suo albergo “Stella delle Alpi” a Ronzone conserva le testimonianze dell’esaltante stagione pionieristica dei suoi mandati di delegato nazionale per gli sport invernali. Con tante occasioni perdute dalla “sua” valle di Non.













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