Affreschi “cancellati” la protesta di Lancetti 

Cles, l’artista li aveva realizzati fra aprile e giugno 1977 al convento di S. Antonio con il benestare del padre superiore Centi: «Erano patrimonio della comunità»


di Giacomo Eccher


CLES. Non si da pace il professor Franco Lancetti per la “trista sorte” toccata ai suoi affreschi nel convento di Sant’Antonio a Cles, che i “fraticelli” hanno distrutto o coperto. «Questo fatto sembra passare inosservato, il vescovo Tisi mi ha scritto ed è molto dispiaciuto dell'accaduto. Andiamo avanti anche in questo mondo di “caproni ignoranti”, io sto facendo una protesta su tutti i fronti e fuori dal Trentino c'è una solidarietà che non mi aspettavo, soprattutto dal Fai e da Italia Nostra», scrive l’artista, che sta vivendo la vicenda con profonda amarezza personale, ma anche delusione per l’indifferenza del territorio. «Le vicende dell’arte sono varie, motivate da lungimiranti visioni, fatte di sogni piccoli e grandi, non prive di spunti di vita e di considerazioni sulla natura umana. Ciò che segue è la storia di due opere d’arte, affreschi che dopo 41 anni sono stati distrutti o coperti dall’irresponsabilità di chi doveva considerarlo e tutelarlo come bene artistico e patrimonio assoluto di tutta la comunità».

L’affresco, il secondo sbianchettato in ordine di tempo nel convento, era stato realizzato nella sala superiore con dimensioni di 7,30x 2,70 a buon fresco su precedente sinopia, fra aprile e giugno 1977. Il tema della violenza - ricorda Lancetti-– gli era stato suggerito dagli studenti di una quarta magistrale in cui all’epoca era docente ed approvato dall’allora padre superiore Raffaele Centi: ex missionario poliglotta e illuminato, diede entusiasticamente il suo benestare, a patto che Lancetti realizzasse un secondo affresco a tema la Pace (o meglio la marcia della Pace da Perugia ad Assisi) nella sala grande delle conferenze, al piano terra dello stesso edificio. «Accettai di buon grado e utilizzando le ore pomeridiane libere realizzai l’affresco “della Violenza” in 29 giornate di lavoro e nel mese di agosto settembre dello stesso anno il corrispettivo affresco della Pace con ben 208 figure ambientate nella piana della Porziuncola di Assisi, nella marcia pacifica dei giovani, da Perugia ad Assisi, inventata da Aldo Capitini». Lavori eseguiti gratuitamente, precisa l’artista, che lamenta di non essere stato nemmeno avvisato della distruzione dei due dipinti anche se abita a pochi passi dal convento: «Ancora una volta adducendo lavori di ristrutturazione (forse meglio dire di distrutturazione) si è annullato un pezzo di storia della comunità clesiana: si pensi peraltro che all’inaugurazione del suddetto affresco era presente l’allora presidente della Regione Enrico Pancheri accompagnato dall’allora presidente nazionale della Dc Flaminio Piccoli. Ma questi dettagli chissà dove sono registrati, perché oggi nessuno ne sa niente tanto meno i nuovi gestori del convento, che si giustificano dicendo che l'affresco era a tema discutibile, o forse perché vi era raffigurata anche la violenza perpetrata sulle donne».

Non è la prima opera di Lancetti che a Cles subisce questa sorte. Già nel 1997 erano stati coperti da una mano di calce affreschi che raffiguravano storie di vita francescana. Ma le proteste e gli articoli di giornale non servirono a nulla. Eppure l’affresco, essendo in ottime condizioni su due strati di calce, poteva essere strappato facilmente e avrebbe potuto essere montato su telai andando a far parte del patrimonio locale, o in ultima soluzione ceduto alla municipalità se proprio ai frati non piaceva. «Questa - conclude Lancetti con uno scatto d’orgoglio - sono la stupidità e il degrado che ci sta invadendo e che trasforma tutto in bruttura e ignoranza».

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